domenica, ottobre 25, 2009

Paura e delirio ad Acqui Terme


Week-end intenso.
Dentista alle 12.30 di venerdì, devitalizzazione scampata (per il momento) e subito in macchina verso Acqui Terme, grazie a una sontuosa mezza di ferie.
Il sole che torna a riaffacciarsi dopo una settimana di nuvole e acqua sulla Torino Piacenza.
E così mi son detto, "vai, giocati il Jolly della Goduria esistenziale" e sono uscito ad Asti Est, prendendo la statale che collega Asti a Canelli. Dopo una galleria dalla ventilazione progettata male - c'era lì dentro più smog che a Milano nelle zone fuori Eco-pass - riuscimmo a rivedere le stelle in zona Montegrosso d'Asti, poi Agliano Terme, saltando il bivio per Vinchio e Vaglio. Praticamente la capitale mondiale del Barbera d'Asti. Ma ho resistito girando verso Canelli, in questo tripudio di colline gettate lì come se non sapessero dove metterle nel giorno della creazione, dai colori più vari che l'autunno può adoperare e soprattutto dal marrone rossiccio delle vigne ormai senza prezioso carico. Ho resistito ma per poco e mi sono fermato presso un'azienda che già conoscevo: l'Armangia di Canelli
Qui avevo già comprato e assaggiato il loro "Pacifico" un assemblato del Monferrato, la barbera Titon e il Sauvignon, trovandomi molto bene. Adesso le bottiglie sono già in cantina, in attesa di un'occasione per essere liberate.
Carico e felice, mi sono diretto verso Acqui Terme, superando Canelli per giungere a Sessame. Qui ho trovato un Agriturismo incantevole - Villa Caffarelli, una vecchia cascina rimessa a nuovo e trasformata in mini appartamenti. Il tutto a un prezzo abbordabilissimo (35 Euro a persona).
Sessame è seduta su uno dei fianchi della Val Bormida, una valle in questo punto molto larga e dalle colline che già sanno di Liguria: nel lato a sud infatti incomincia a non esserci più traccia di vigne. Siamo proprio al confine tra la provincia di Asti e di Alessandria, quindi al confine tra le DOC astigiane e quelle alessandrine. A Sessame si può ancora fare la Barbera e il Moscato d'Asti, ad Acqui si può fare il Brachetto e il Dolcetto d'Acqui, appunto.
Parlando d Dolcetto d'Acqui, non proprio un vino degno di nota, ne ho potuto assaggiare uno interessante almeno per il profumo. Si tratta del "L'Ardì" prodotto da Banfi noto produttore toscano. Il fatto che un produttore toscano si sia interessato a questa zona vinicola, ad oggi terra di grandi quantità piuttosto che di grandi qualità, è forse un segnale di come probabilmente dovremo attenderci un'operazione recupero (simile a quella fatta molti anni fa nel campo del Barbera e del Chianti) che prima o poi darà dei frutti importanti.
Questo Dolcetto ad esempio incomincia a essere un primo tentativo decente.
Le Terme di Acqui sembrano le Terme classiche da primi del '900. Non manca il classico Grand Hotel delle Terme dalle moquette stantie e passamaneria desueta. Il suo tentativo di trasformarsi da stabilimento per inalazioni della mutua a moderno centro benessere non è riuscito completamente. Nella piscina di acqua salsobromoiodica ho visto solo anziani e persone sovrappeso (tra cui io a essere onesto). Ma mi son detto: "meglio così, almeno i prezzi restano assolutamente interessanti". 15 Euri e puoi stare in ammollo tutto il giorno, saltando nella sauna e nel frigidarium quante volte vuoi.
Il paese merita nonostante qualche esempio di urbanistica demenziale (per essere in buona fede). La piazza con la fontana da cui esce l'acqua bollente merita una visita e un'inalazione e tutto il borgo che si arrampica sulla collina è ordinato e piacevole. Non cercate di trovare un posto per mangiare la domenica a pranzo. Pochi locali aperti, escludendo quelli dove è meglio portare gli assegni. Nella centralissima via Mazzini c'è un'Osteria che fa Baccalà, Trippa e Bollito in cui è difficile trovare posto. Se ci riusciti merita, tavolacci di legno e robe sincere. Non ne ricordo il nome però. In caso di difficoltà Pizzeria Napoli, in un locale che poco tiene alle forme una vera pizza napoletana.
Dopo due giorni di ammollo nelle acque calde di Acqui Terme, sono alla tastiera del mio computer a scrivere queste cose. Rilassato e con una bella stanchezza. Non è poi difficile capire come si possa perdere un impero se ci si abbandona a questa terapia dello spirito.
Come scriveva il poeta:

"
Immerso
nella piscina piena
di acqua magica salso bromo iodica
proveniente da km e km qui sotto
per stare qui dentro con me
il miracolo caldo delle terme
sono talmente calmo
che la mia coscienza si arrende
Rido perchè vedo il mio errore fatale
adesso più evidente che mai
Rido perchè scorgo la mia mossa errata
adesso più evidente che mai
Ma mi consolo subito
Non è poi così strano
che la gente che ha inventato queste cose
abbia poi perso
un impero.

(R. Buchago, Bozze 1996)

giovedì, ottobre 15, 2009

Quando si dice una gran....fregatura

(Ansa.it)

Su crociera gay senza saperlo
Coppia di mezza eta' chiede risarcimento di tremila euro. I due avevano ottenuto il viaggio con una raccolta punti.

PERUGIA - Sostengono di essersi ritrovati sulla crociera gay Civitavecchia-Barcellona, andata e ritorno, senza che nessuno li avesse informati mentre invece ritenevano di avere prenotato un normale viaggio due coniugi di Trevi che hanno chiesto alla Grimaldi un risarcimento di 3 mila euro. La notizia è stata riportata oggi dal Corriere dell'Umbria. Marito e moglie, di mezza età, si sono rivolti all'avvocato Antonio Francesconi che ha scritto alla compagnia senza però - ha spiegato - ricevere al momento alcuna risposta. "Non è una questione di discriminazione - ha detto oggi il legale - ma solo di godimento del viaggio. Uno spiacevole equivoco che però va risarcito". La coppia aveva ottenuto il viaggio con una raccolta punti. Dopo averlo scelto sul catalogo - ha spiegato l'avvocato Francesconi - i due si erano "messi in contatto con la compagnia per la prenotazione senza però che nessuno facesse riferimento alla crociera gay". Una volta a bordo, il 19 settembre scorso, marito e moglie si sono imbattuti - sempre in base a quanto riferito dal loro legale - in una nave "a tema", con feste e spettacoli "tutte" dedicate ai gay. "Una situazione di palese imbarazzo per i miei assistiti - ha concluso l'avvocato Francesconi - che al ritorno hanno deciso di chiedere il risarcimento".

martedì, ottobre 06, 2009

Kornigliamo?

Eccoci al nuovo appuntamento con il romanzo a puntate più letto dagli avuncolo-gratulatori meccanici.

Se volete leggerlo dall'inizio, guardate pure qui.

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La porta si apre in una stanza illuminata da una luce strana.

I due escono dall’Ascensore e si dirigono verso la fonte di questo bagliore pulsante, tenue e per niente fastidioso. Anzi, quasi ipnotico.

“Ci sono anche gli altri?” fa Alessandro.

“Non tutti, Matteo ha aperto il bar e tiene d’occhio le cose, Agostino sta scendendo..” fa Billi.

“E Jean Pierre?” chiede Alessandro.

“Non l’ho trovato, ieri sera ci ha dato dentro. Forse è ancora a letto, non so..”

Billi e Alessandro arrivano davanti a una parete fatta di vetro. Fuori si vede un branco di acciughe nuotare. I riflessi del sole che attraversa l’acqua donano un certo chiarore alla scena.

“Non mi ci sono ancora abituato a questo spettacolo” fa Alessandro.

“Già, nemmeno all’acquario di Genova hai uno spettacolo del genere…” Billi tocca con la mano il vetro. E’ molto freddo.

Un’orata si avvicina e sembra cercare di curiosare all’interno.

“Da fuori sembra tutto un enorme lastra di basalto..ma chi ha fatto tutto questo?” dice Alessandro.

Billi sorride poi fa “se anche te lo dicessi non mi crederesti mai..”

Nella stanza, molto grande e dal soffitto altissimo c’è un divano di pelle a tre posti e un distributore di bevande e uno di merendine.

L’erogatore dei taralli sembra essere completamente vuoto, mentre quello dei Kinder Brios è ancora carico. Anche qui sotto si dev’essere sparsa la voce che intozzano di brutto, pensa Alessandro poi fa “mi faccio un caffè e ti aspetto qui..”

Billi ci pensa un attimo poi con la mano gli fa il gesto del seguimi.

Alessandro sorride e si avvicina a Billi deciso.

“Ormai puoi venire anche nella sala di applicazioni tecniche” Billi si mette a ridere. Nell’enorme stanza con vista sul fondale ci sono tre porte, ognuna con un colore diverso:

- Una porta nera sulla stessa parete che guarda il fondale, proprio nella zona in cui la vetrata finisce. Sopra la porta c’è un cartello con la scritta “Staff Only”.

- Una porta gialla nella parete di fronte al grande mare iridescente e muto.

- Una porta rossa nella parete di fronte a quella con gli ascensori.

Alessandro conosce bene, perché l’ha già utilizzata parecchie volte, solo quella rossa.

Billi si avvicina a quella gialla, aprendola di botto. Una corrente d’aria lo investe. I suoi capelli a spazzola con una accenno di cresta da porcospino non si muovono di un centimetro. Ricorda vagamente quell’attore di Trainspotting che alla fine si fotte tutti quanti.

Quelli più lunghi di Alessandro, invece, subiscono una certa spinta e sventolano per qualche secondo. Dietro la porta si scorge un lungo corridoio illuminato da potenti neon. Ma l’attenzione di Alessandro è completamente rapita dalla porta nera.

“Vorresti entrare lì, eh?” ghigna Billi.

Alessandro mette l’espressione del bambino preso con le dita sporche di marmellata, poi dice “perché, tu lo sai cosa c’è lì dietro?”

Billi tira su le spalle “..e chi lo sa? Comunque fossi in te, ci proverei?”

Alessandro non se lo fa ripetere e prova ad aprire la porta nera.

C’è una maniglia che pare d’oro. E’ tutta lavorata, forse con un cesello, raffigura la testa di un cinghiale. O di un maiale, visto che le zanne sembrano solo accennate.

Prende la maniglia e prova a girare.

La forma della maniglia gli sembra cambiare al contatto con la sua mano. Immagina che assuma la forma di una losanga: il simbolo dei denari nelle carte. Ma forse è solo una sua paturnia mentale.

Niente.

Billi gli fa “Niente, eh? Perché non provi a bussare?” e poi accompagna la voce con un gesto del tipo “avanti fa pure..”.

Alessandro bussa sulla porta nera come se stesse facendo la cosa più inutile del mondo. Vorrebbe accompagnare il gesto con un’espressione del viso del tipo “gnegnegne” rivolta verso Billi, ma una voce improvvisa dal tono stranamente alto pronuncia la parola “Chi è?” e lo costringe a un mezzo soprassalto.

Alessandro si blocca per qualche secondo, cercando nello sguardo di Billi una possibile spiegazione. La faccia di Billi si fa carica di dubbio, ma solo per un attimo. Alessandro capisce che lo sta prendendo per il culo: la cosa non è per niente inaspettata per lui.

“Ma chi è?” mormora Alessandro sempre più basito.

“Chi è?” ripete la voce dall’altra parte della porta nera. Non sembra la voce di un uomo e nemmeno di una donna. Alessandro sente un accenno di pelle d’oca sulla schiena e sulla braccia.

Billi mostra il volto di chi sta per dire “boh?” poi fa non lo so “chi è”

La voce dietro la porta ripete “Chi è?”

“Come non sai chi è?” fa Alessandro.

“Chi è?” ripete la voce dietro la porta nera.

“Non so chi è? Te l’ho detto” fa Billi

“Chi è?” dice la voce dietro a porta nera.

“Se permetti vorrei sapere chi è sto eunuco sciroccato sotto casa mia?” fa Alessandro con un tono alterato

“Chi è?” dice la voce dietro a porta nera.

“Sotto? Direi ad almeno 100 metri sotto casa tua quindi sta tranquillo..e poi ti dico che non lo so proprio chi è..” fa Billi, cercando di portare Alessandro dentro al corridoio, mettendogli una mano sulla spalla.

“Chi è?” dice la voce dietro la porta nera.

“E smettila di dire chi è cazzo!” Alessandro sbatte i pugni sulla porta nera.

“Chi è?” ripete la voce dietro la porta nera.

“Mi arrendo..” Alessandro guarda Billi e poi s’infila dentro il corridoio illuminato dai neon.

Billi ride e gli molla un colpo sulla spalla “andiamo dai, vedrai che prima o poi scopriremo chi è?”

Da dietro la porta nera la voce ripete “Chi è?”

“Ma vaffanculo..” grida Alessandro e poi riprende il cammino verso la fine del corridoio.

Arrivati davanti a una porta stagna, tipo quelle delle grandi navi o dei sommergibili, Billi tocca un triangolo rosso alla base della porta e questa senza alcun suono svanisce, lasciando i due entrare in un altro locale.

Ci sono monitor sparsi dappertutto e indicatori lampeggianti, sul cui significato Alessandro non ha alcun indizio. Sembra la console dell’Enterprise.

“siediti pure lì” fa Billi, indicando un puffo marrone.

Billi tocca un pulsante e dall’aria viene su una sorta di schermo. Non c’è fisicità, solo immagini. Ologrammi, molto più nitidi di quelli di sicurezza sulle carte di credito. In un attimo Alessandro vede apparire zone di Korniglia. Vede Andrea, il garzone della Pizzeria “La Taverna” in atteggiamenti intimi con Angela, la moglie del proprietario. Peccato, pensa un’ideuccia ce l’aveva fatta pure lui.

“E’ una nave scuola quella..non ti preoccupare” fa Billi come se gli avesse letto nel pensiero.

Alessandro resta stupito per un attimo, poi riprende a guardare verso il monitor fatto d’aria che proietta immagini su uno schermo che non si riesce a vedere.

“Ma l’aggeggio sull’iPhone che ti ha dato Riccardo non ha funzionato?” dice Alessandro

“Le telecamere registrano poco e non c’è nulla, le ho guardate oggi..e non sono collegate a questo sistema…” fa Billi.

“E qui registrano più roba?” Alessandro tocca un pulsante colorato.

“Ehi sta fermo, è roba seria questa…” risponde Billi che poi continua “sì diciamo che queste sono più potenti..guarda qui..”

Alessandro vede apparire un cerchio bianco che si allarga sempre più sino a diventare un’immagine a lui famigliare. “Ma quello è il mio bagno..ma vaffanculo!” Alessandro guarda Billi con un espressione arrabbiata.

“Sei un maledetto guardone del cazzo..” continua.

“Eh già, non faccio altro dalla mattina alla sera..ma tu ormai ha una certa età dovresti smetterla di farti quelle cosine..che ne dici di trovarti una ragazza seria…?” Billi ride come un bambino.

Alessandro diventa rosso come un foruncolo infiammato “adesso vado su e spacco tutte le tue telecamere da guardone del cazzo..”

Billi continua a ridere “ è inutile non le troverai mai, ci ho provato anch’io ma non le ho mai trovate..mica le ho messe io sai..ho trovato già tutto pronto.”

“Anche quello?” fa Alessandro puntando un televisore LCD a 60 pollici.

“No quello l’ho messo io, ci ho collegato Sky.sai a volte vengo qui per controllare la situazione e nel caso mi annoiassi..”

“Che abbonamento hai fatto?”

“Quello completo Cinema, Calcio e…” Billi non finisce la frase perché un particolare colpisce allo stomaco “Grandissimo figlio di puttana?”

Alessandro riconosce nell’immagine la figura di Jean Pierre legato a una sedia in casa sua. Di fronte a lui una figura conosciuta con in mano una siringa.

E’ il biondino naufragato alla marina.

“Grande esempio di riconoscenza..” fa Billi e poi dice ad Alessandro “guarda se c’è qualcuno di noi vicino?”

“Sì e come faccio? E’ la prima volta che..” cerca di rispondere Alessandro. Billi non gli fa nemmeno finire la frase “Pensa a cosa vuoi vedere, tutto qui!” lo incalza Billi.

Alessandro pieno di curiosità esegue pensando a una cosa da vedere e così dal nulla appare una stanza, una camera da letto vuota. Poi la scena si sposta velocemente: è un negozio di alimentari. La commessa una ragazza carina dai capelli rossi, lunghi sino alle spalle e lievemente mossi sta servendo una coppia sperduta di turisti. Sono completamente fuori tempo massimo, devono essere tedeschi. Tedeschi a gennaio pensa Alessandro.

“La smetti di cazzeggiare! Cerca Agostino, Matteo, cerca chi vuoi..ma cerca uno dei nostri..subito” l’ordine è così diretto che Alessandro riesce quasi subito a far convergere i suoi pensieri sul bersaglio. Sullo schermo appare la vista di un corridoio illuminato. Alla fine del corridoio riconosce una sala, molto grande e ben illuminata. Ci sono delle immagini che sembrano essere proiettate direttamente nell’aria. In una delle immagini più definite si vede il biondino iniettare qualcosa nel collo di Jean Pierre, completamente legato e imbavagliato. Non reagisce perché probabilmente è privo di coscienza.

Poi l’immagine generata dai pensieri di Alessandro, mostra lui e Billi di schiena impegnati a guardare le immagini. L’immagine di Alessandro si trasforma in una sorta di frattale in cui lo stesso particolare è ripetuto all’infinito: incluso e ridotto di dimensione. Come se una telecamera inquadrasse se stessa che inquadra se stessa che inquadra se stessa.

Billi capisce per primo cosa succede e si volta di colpo. Alessandro lo segue subito dopo e così vede comparire la faccia di Agostino.

“Stavo pensando proprio a te “ gli fa Alessandro.

Agostino inizia a mettere a fuoco l’immagine di Jean Pierre e del biondino che lo ha iniziato a prendere a schiaffi.

“Ma che cazzo succede?” Agostino guarda Billi con la faccia di uno piuttosto incazzato.

“Andiamo su!” dice Billi con un cenno di assenso della sua testa e poi fa “prima però avviso Matteo..potrebbe essere più vicino di noi”. Si porta l’indice destro sulla tempia in un gesto da attore consumato, forse un po’ troppo studiato.

“Ok fatto! Andiamo su”.

“Da quando sei telepatico?” fa Alessandro con un certo affanno visto che i tre hanno cominciato a correre nel corridoio che li riporta nella stanza con vista sul fondale.

“Non lo è sempre..dipende dai luoghi..e poi funziona solo in uscita dalla sua testa..speriamo che Matteo abbia sentito..” Agostino risponde mentre cerca di muovere più velocemente possibile la sua mole da giocatore di Hockey in pensione. Aprono la porta rossa e si ritrovano in quella che sembra una stazione dei treni in miniatura. Ci sono 7 binari da cui partono altrettante monorotaie. In 3 dei 7 binari è presente un minitrenino con 7 sedili, uno davanti e dietro 3 file con due sedili ciascuna.

“Prendiamo quella per Sottoriva, è quella più vicina a casa di Jean Pierre..” dice Agostino.

“Ok” fa Billi

I tre prendono posto sui sedili. Billi davanti e gli altri due nella fila immediatamente dietro. Billi mette un dito su un meccanismo poco davanti a lui, sotto la sbarra fatta apposta per tenersi. Una voce femminile esce dall’altoparlante “Destinazione Sottoriva, treno in partenza destinazione Sottoriva, allacciare le cinture per cortesia”

Il treno parte a una velocità inaudita.

“Non mi ci sono ancora abituato” fa Alessandro.

“..si di solito hai preso l’espresso per Santa Maria oppure salivi dagli ascensori esterni. La linea per Sottoriva è un tantino più eccitante” fa Agostino cercando di tenersi al seggiolino minuscolo in plastica. Sembra una di quelle sedie da giardino che vendono all’Ikea.

“Cosa vuole quel tipo da Jean Pierre?” chiede Alessandro.

“Uno dei tanti segreti che custodiamo..direi” fa Agostino

“Uno dei tanti che custodite..” risponde quasi piccato Alessandro.

“Non fare il coglione Alessandro, te l’ho già detto..pensa se fossi nei panni di Jean Pierre adesso..probabilmente non saresti in grado di sputtanarci tutti quanti..?” Billi dice queste cose girandosi verso Alessandro e bruciandolo con uno strano sguardo di pietra. Si vede che la sua consueta ironia è disabilitata da un misto di ansia e rabbia crescente.

Alessandro abbassa lo sguardo, volgendolo verso Agostino.

Agostino annuisce poi fa “Siamo sulla stessa barca Ale, fidati, nemmeno io conosco tutto te l’ho già detto”.

“Jean Pierre non gli dirà niente..è un duro” fa Billi che sembra colpito da un incantesimo che lo costringe a parlarsi addosso.

“Sapevo che non poteva essere dei nostri, ma l’ho lasciato entrare lo stesso..sono stato stupido lo so..” Sembra quasi che voglia levarsi un peso di dosso.

Il trenino prosegue a folle velocità in un tunnel illuminato a tratti da qualche neon.

“..non poteva essere uno dei nostri, lo sapevo..” Billi si volta di tanto in tanto mentre porta avanti le frasi.

Agostino incrocia il suo sguardo e gli fa “posso dirglielo?”

“Dirmi cosa?” fa Alessandro. Billi annuisce e così Agostino prosegue “Poco prima del tuo arrivo abbiamo perso il fante di cuori..sarebbe stato difficile rivederne un altro così presto, penso..”

“Vuoi dire che c’era già un fante di cuori?” chiede Alessandro quasi alzandosi dal sedile e per questo andando pericolosamente a sfiorare i bordi del tunnel. Agostino lo prende per una spalla e lo riporta in una posizione più sicura.

“Sì, se n’è andato via per sempre..” Agostino ha uno scarto nel tono della sua voce che mostra un certo coinvolgimento personale.

“Andato via?” Alessandro sembra dubbioso della risposta

“Morto. E’ morto non se n’è andato via..” fa Billi girandosi.

Agostino china il volto poi dice “Io spero sempre che possa tornare..e che sia stato tutto un incidente..”

“E come è successo?” chiede Alessandro

“Si è schiantato con la macchina in un burrone. Lontano, molto lontano da qui..”

Alessandro resta un attimo in silenzio poi la curiosità prende il sopravvento “e come si chiamava?”

“Rudi, si chiamava Rudi ed era un grande amico..” Agostino si morde un labbro.

“Mi spiace..” fa Alessandro.

“Ok,.grazie” Agostino guarda Billi che sembra non aver tradito alcuna reazione.

“Che coglione che sono stato..vi ho esposto tutti a un grosso pericolo..” Billi dondola la testa come per scacciare il peso che ha sul cuore e nella mente.

“..adesso hanno scoperto dove siamo..” aggiunge Billi, mentre di colpo davanti a loro compare la luce del sole e il verde di una macchia di rovi. Il trenino percorre una traiettoria in mezzo a una volta fatta di rovi. Poi, compiendo una curva secca di 90 gradi, si immette sulla monorotaia che usano i contadini per raccogliere l’uva Albarola, Bosco e Vermentino che utilizzano anche per fare lo Sciacchetrà.

La velocità rallenta di colpo e dopo un paio di minuti i tre si trovano sul ciglio di una strada in sasso da cui si vede la base delle tante case che compongono il villaggio. Scendono correndo in un viottolo circondato d muretti a secco e dopo aver salito una scalinata ripida si trovano nell’ingresso di quella che ha tutta l’aria di una cantina.

Billi spinge l’enorme porta in legno e il profumo del vino e del quasi vino che riposa nelle botti li avvolge in un attimo. Agostino sposta una leva nella piccola botte in basso e nella botte grande un movimento secco fa scoprire una botola.

I tre si calano dentro e dopo pochi metri trovano una scala a pioli che sembra salire molto in alto, verso l’oscurità.

La percorrono al buio sino a raggiungere quello sembra un minuscolo ballatoio. C’è una minuscola luce di cortesia e a fianco un bottone rosso illuminato. E’ un ascensore.

Billi preme il tasto e i tre, dopo qualche istante in cui hanno provato un senso di veloce sollevamento, si trovano in quello che ha tutta l’aria di essere un armadio visto le camicie appese alle grucce che si trovano davanti.

Agostino fa il gesto internazionale del silenzio a tutti 3. Poi apre lentamente uno spiraglio, spostando avanti una delle due ante dell’armadio. Intravede una figura china su Jean Pierre, che sembra sdraiato come un cadavere, e così decide senza pensare: si butta in avanti e con un pugno sulla schiena tramortisce il tipo che stava armeggiando sul corpo di Jean Pierre.

Troppo tardi per accorgersi di aver commesso un grave sbaglio.

La voce che sente gridare un debole “vaffanculo” con l’ultima stilla di forza è quella di Matteo.

Agostino è rosso d’imbarazzo. Alessandro vede i due corpi per terra e chiede “Sono morti?”.

Agostino sta per dire qualcosa, ma Billi con lo sguardo gli fa capire di stare zitto e poi per essere più preciso aggiunge “non adesso, è troppo presto Ago.”

Alessandro capisce ancora una volta di avere ancora molti segreti da conoscere su Korniglia, ma si concentra sul volto di Jean Pierre, sembra un bambino che dorme beato.

Pensa anche a cosa voleva dire Billi quando ha detto “ci hanno scoperti”.

Billi si china su entrambi i corpi sdraiati “portiamoli alla Torre, dobbiamo stare coperti finché quel biondino è in giro”

Agostino e Alessandro annuiscono.

Billi controlla sul suo iPhone le telecamere sparse in paese.

“Strano..” la frase esce dalla bocca di Billi quasi non pensata.

“Strano cosa?” dice Agostino.

“Niente..” Billi chiude l’applicazione e s’infila l’iPhone in tasca.

“Non c’è traccia del tipo in giro, ma passiamo comunque da dove siamo venuti..deve essere qui attorno”

Agostino prende Jean Pierre in spalla, mentre Billi e Alessandro tirano su Matteo.

“Minchia che legnata che gli hai rifilato Ago, fossi in te non passerei più dal suo bar per un po’..” fa Billi.

“Mi spiace, cazzo..comunque dal suo bar non ci sarei passato lo stesso per un po’..”

“E perché?” chiede Alessandro.

“Perché ha finito la birra..” risponde Agostino infilandosi assieme al suo pesante fardello nell’armadio.

sabato, ottobre 03, 2009

La vera storia del Grande B.


Pare siano uscite delle indiscrezioni sul Grande B.
Roba tipo la sua vita e la sua epica storia.

Se v'interessa cliccate qui.

Roba forte, però.