Ormai il tempo a disposizione che abbiamo è sempre meno. Lavoro (e pendolarismo), affetti (figli, mogli, mariti e per alcuni sfortunati, amanti) lasciano ben poco spazio al nostro cervello per focalizzare la nostra attenzione. L'attenzione è una risorsa scarsa, come il petrolio e il denaro.
Penso che sia per questo motivo, ad esempio, che non riesco più a vedere film. Risottolineo che non è solo un problema di trovare due ore libere, il problema vero è riuscire a rimanere concentrato per così tanto tempo. E la stessa cosa mi capita con la lettura: tendo ormai a preferire i racconti (e le poesie) ai romanzi. Tutte storie che si completino al massimo nell'andata e ritorno che da pendolare affronto ogni dì.
A questo punto mi son detto, perchè non porto questo ragionamento al suo estremo? Ed è così che sono nati i "Racconti Polaroid" che sono dei racconti davvero brevi, così brevi che avrebbero fatto la mia gioia ai tempi in cui ero uno studente con poca voglia di leggere. L'idea di chiamarli "Racconti Polaroid" è legata al fatto che, in così poco spazio, l'universo che puoi creare non può che essere interiore, personale e abbozzato come quel che resta in una Polaroid: una foto che veniva fatta per essere vista subito e in fretta oppure perchè il soggetto era talmente personale da non dover essere visto da troppi occhi indiscreti.
A breve posterò il primo (lo so che siete curiosi...)
2 commenti:
non so se volontariamente o meno, ma il concetto della polaroid era stato ripreso anche dallo scrittore Douglas Coupland in suo libro. Anyway, a questo punto aspetto con sincera curiosita'.
Ah, mi manda il mulo, tanto per.
a.
Bravo Bravo, allora rinunci ai nostri brindisi a Fantasilandia per la macchina da scrivere?
Ci tradisci con una Lettera?
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