"Il caffè è pronto".
Torno al mondo con questa frase in testa. Mi giro e mi asciugo la bava ai bordi della bocca poi mi stiro.
Tu mi guardi che sei già in piedi.
"Stanotte che Julian mi ha fatto dormire ho fatto un incubo"
Non rispondo perché ho ancora tutta la notte in bocca e non mi si muove la lingua.
"Ma non era un incubo normale era più la trama di un film horror"
Metto il braccio dietro alla testa, sul cuscino e ti guardo mentre parli.
"C'era un corso di quelli che fanno le aziende di perfezionamento..ma non sulle cose di lavoro..sull'autostima e quelle robe tipo camminare sui carboni ardenti..com'è che li chiamano?"
Mi guardi alla ricerca di una risposta che io conosco ma non ho voglia di dirti, adesso.
Ancora non mi partono le parole così ti mostro un'espressione del tipo non lo ricordo.
"..comunque, alla fine li ammazzano tutti..e la cosa buffa è che i partecipanti vengono selezionati in base al tipo di scarpe che indossano..ce n'è pure uno con dei sandali verdi che hai tu, ma non eri tu..alla fine quando li ammazzano fanno vedere le scarpe a fianco di ogni cadavere"
Penso, ma non parlo, "che bella quest'idea delle scarpe, mi ricorda un po' Bianca di Moretti, ma qui è più cattiva.."
"Alla fine si salva solo una ragazza e un bambino…io non sono la ragazza invece il bambino è Morgan..un'angoscia mi è venuta..scappano e vanno negli uffici di una grande azienda, mi sembrava l'IKEA..ma i due dirigenti a cui vuole dire la cosa sono dell'organizzazione che fa i massacri..così scappano di nuovo"
Tiro un sorso al caffè e ritrovo la parola.
"Bello.
Sei contenta del mio giudizio, lo vedo chiaramente.
"Quando li ammazzavano facevano delle facce tipo arancia meccanica..preferisci quest'ascia oppure questa sciabola?" sul tuo viso un ghigno simulato.
"Bello davvero.."
Sono contento anch'io.
Era un po' che non condividevamo qualcosa, io e te.
(aM 15.2008)
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