Un mio amico mi ha consigliato di leggere Augusten Burroughs e così mi sono preso "Correndo con le forbici in mano", ma non è di questo che vorrei parlare, anche se, dalle prime pagine che ho visto, devo dire che non mi pare granchè (va be'..). Sembra una biografia inventata (mi puzza di J.T. Leroy) da una zittella acida. Ma sono pronto a cambiare giudizio se poi, andando avanti, dovesse finire col piacermi.
Sempre il solito amico mi ha fatto conoscere Houellebecq (di seguito H.). La cosa straordinaria di questo scrittore è il gusto della provocazione, almeno credo. Detto che mi sembra la bruttissima copia di Celine ("Viaggio al termine della notte" è davvero un capolavoro) e che non mi è piaciuto, è comunque notevole la sua capacità di esprimere concetti assoluti. La cosa non mi dispiace, dopo tutti questi anni di relativismo e di political correctness, se la si applica ad affermazioni esageratamente inutili. Ecco un esempio di assolutismo inutile alla H.:
"Tutti i bianchi di nome Filippo con due cognomi, sono dei potenziali omosessuali"
"Le tette cadenti sono indice di isteria"
Forse ho fatto a mia volta dell'assolutismo inutile su H., ma date un'occhiata ai suoi racconti pubblicati su corriere.it (in particolare quello sui tedeschi..) e giudicate.
Ecco me ne viene subito un'altra: "tutti gli scrittori (compresi quelli che si credono tali) parlano male dell'opera di quelli che hanno avuto successo.." (caspita, vale anche per me questa, eh?!)
Devo ammettere che è davvero liberatorio fare delle affermazioni di questo tipo; alla fine tutti 'sti distinguo affaticano il cervello, come soleva dire Pinochet.
Riposa all'inferno, bastardo!
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