Ansia, struzzi e coppe intercontinentali.
Sono più o meno una ventina di righe rosse sul muro a darmi la brutta notizia. Non appena il mio cervello riprende a dare una parvenza di senso a quel che mi circonda, scopro che la sveglia Oregon Scientific proietta sul muro le 3:00 di notte. Sono di nuovo sveglio. Il problema è che adesso mi ci vorrà un bel po' per riprendere il sonno (e domani devo partire all'alba). Tutta una tirata? Non lo faccio da quando avevo 20 anni. Cerco la ciabatta destra a tentoni nel buio. Sento solo silenzio e l'eco di una vettura randagia. Potrei anche accendere la luce tanto sono solo. Ricordo che quella notte non andammo a dormire perchè ci venne voglia di andare al mare. Studenti fuorisede che decidono, alle 10 di sera, di andare a Cervia a raccogliere un po' d'aria salata. Oggi non andrei nemmeno a Melegnano a fare il Telepass dopo il lavoro. Cosa c'è che mi manca adesso? Accendo una sigaretta, imprevista. Non lo so, ma ogni sera ho paura di affrontare il giorno dopo. Ho la sensazione che tutto il mondo sia più felice di me e che tutti, giornalaio all'angolo compreso, conoscano il modo corretto di portare avanti questa esistenza e che mi vogliano tenere fuori da questo segreto. La domenica sera mi monta un'ansia tremenda. Nel week-end sono talmente contento di non andare al lavoro che me lo dimentico completamente, a parte le settimane senza calcio, in cui ho così poco per distrarmi che qualche fastidiosa anticipazione mi scappa fuori lo stesso. Il pensiero del lunedì mattina è così opprimente che tutto sommato, quando lo vivi non è poi così male. Potrei mettermi su del tè e guardare SKY. C'è un documentario sul canale 405: "Animali selvaggi". Mentre uno struzzo inizia a correre nella prateria, penso -te ne prego signore fammi dimenticare che sto vivendo...oppure mandami una finale d'intercontinentale al giorno, di quelle vecchio tipo: alla mattina presto e con le trombette infernali del Giappone. Solo così potrebbe tornarmi la voglia di svegliarmi ancora. Forse.
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