(A Ian Curtis)
Perchè ho paura?
I miei piedi sono nel nulla, non c’è proprio luce qui. Ora.
Annuso forte l’aria: la pioggia deve aver inzuppato gli alberi del bosco sino alle radici.
In fondo alla gola mi arriva un pizzico, un fastidio che preannuncia un bel maldigola. Non ho voglia di sentire tutto quel male quando butto giù la saliva, al mattino. Preferisco il raffreddore che ti blocca le vie respiratorie, perchè a parte il fastidio di soffiarsi il naso che ti lacrima ogni 10 minuti, sei più intontito che sofferente. Il maldigola, mi mette ansia, sin da piccolo. Come il buio del resto.
E questa strada in salita verso la villa è immersa totalmente nel buio.
Nella tasca cerco l’ultima delle caramelle che ho comprato, ma non la trovo. Devo averla già succhiata mentre trasportavo le valige dentro. Ora alzo il colletto della camicia, troppo leggera, ma in mancanza di altro ci butto dentro il collo lo stesso.
Ma erano anni che non provavo una paura del genere.
Il buio è la materia originaria. La fantasia plasma tutto questo nero in forme diverse. Prima mi è sembrato di scorgere una figura umana poco dietro di me. Ero sicuro che non ci fosse nessuno, ma ho provato comunque dell’ansia, come quando l’aereo decolla e mi dico che è il mezzo più sicuro che ci sia per viaggiare. Per un attimo mi vedo la pagina del giornale che parla della tragedia aerea. Del mio aereo. E mentre lo penso scuoto la testa per scacciare il ragionamento e mi tocco le balle per scaramanzia. Poi prego che tutto passi, come adesso che non sono più sicuro in questo ambiente.
Tutto questo buio in una volta sola, mi ha riportato troppo indietro. Da piccolo nella cameretta della casa degli zii, con quegli scuri alle finestre che non lasciavano passare nulla. Piuttosto mi piasciavo addosso che uscire dalla stanza per andare in bagno. Nella stanza a fianco dormiva lo zio Umberto, con quell suo naso distrutto dal Lupus. Perchè mia madre mi lasciava dormire lì? Non mi piaceva nulla di quel posto eppure ogni occasione era buona per passare del tempo in quell posto.
Certo lo zio aveva tanti soldi, ma con noi era sempre tirato…
Ma la mia paura iniziò dopo quella sera…
Scuoto la testa, ma il presente è quasi peggio: si alza un vento freddo e l’immaginazione deve fare I conti con le nuove figure disegnate da questo mondo sferzato dagli elementi.
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