Inutile scomodare Guy Debord, che in questa situazione sarebbe doppiamente adatto, come padre spirituale dei moti studenteschi e come teorico del potere della televisione e dei mass media sull’evoluzione della Società, siamo definitivamente diventati la Società dello spettacolo: un mondo in cui la Realtà coincide con quello che viene trasmesso. Questa cosa è talmente vera che adesso le manifestazioni del reale seguono le mode televisive del momento. Esempio: gli scontri del G8 università avvenuti ieri a Torino. In televisione sono passati i momenti delle grandi Kermesse e degli eventi da villaggio nazionalpopolare. Ora i palinsesti sono zeppi di trasmissioni dal format abbastanza simile: o reality o stile Saranno Famosi, in cui la componente reality è resa meno esclusivamente voyeuristica/esibizionistica, introducendo il concetto di premiare chi effettivamente sa fare qualcosa. Questo per soddisfare la crescente voglia del pubblico forse sempre più affamato di Realtà in televisione (già in questo si vedono i primi segnali di quanto la Realtà televisiva sia preferita a quella un tempo vera e reale). Così forse per la prima volta, invece di portare il reale in TV si assiste al contrario: diventa necessario adeguare la Realtà ai nuovi dettami dei palinsesti. Ecco quindi che anche il G8, una volta unico e globale, diventa un format replicabile in diverse occasioni e sedi (il G8 dell’Università, il G8 dell’agricoltura..). Questo per il piacere di tutti, organizzatori e partecipanti. No Global compresi, anche loro ormai parte di questo circo mediatico. Il corto circuito adesso prevede un bel reality in cui due squadre, da una parte delle persone tutte bardate e dotate di manganelli e fumogeni fronteggiano dei ragazzi vestiti trasandati che maneggiano bastoni e molotov. Da casa sarà possibile scegliere chi potrà partecipare al grande scontro di Piazza previsto nella puntata finale.
"Lo spettacolo è il capitale ad un tale grado di accumulazione da divenire immagine" (G. Debord 1931-1994)
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