persone in coda ai taxi, i clacson del traffico, i venditori ambulanti
e un piacevole vento che ti salvava dal primo tentativo di vero caldo,
mi sono sentito l'ospite speciale a una festa esotica.
Il sole è ancora bello alto e io sono finalmente arrivato a Roma.
Non ce l'ho fatta a prendere il taxi perché la coda della gente in
attesa ha preso una pericolosa deriva anarchica. Due davanti a me si
sono messi a discutere su quale fosse la direzione corretta della
fila. Altre persone si sono messe a risalire il traffico in modo da
intercettare l'arrivo dei taxi. Turisti americani fermi a guardare
questo spettacolo compreso nel prezzo.
Ho preso il mio trolley e mi sono buttato nella città, stranamente
privo di ansia, mi sono mosso verso una direzione qualsiasi.
Quando dopo metri sono giunto nei pressi di una rovina romana, che ho
scoperto essere una parte delle Terme di Diocleziano, ho chiesto di
Via Vittorio Veneto a tre persone e nessuno mi ha potuto aiutare.
Un traffico incredibile, gran strombazzamenti e africani ad ogni angolo.
Salto piazza esedra e trovo un taxi, così raggiungo l'hotel.
La zona è piena di auto blu, polizia , turisti americani e arabi.
Siamo di fronte all'Ambasciata americana e a fianco dell'Hard Rock Cafè.
Il giovane alla Reception è gentile e cosmopolita: parla il romano in
mille diverse lingue.
L'albergo è moquettato e arazzato, alcova di sottoministri e segretari
accompagnati da ragazze in cerca di fama. Mio padre mi ha detto che un
tempo qui ci passavano gli attori, io fuori dal ristorante in cima a
Via Veneto vedo una scorta di qualche politico.
Sono lontano anni luce da
quegli hotel Business dove a Milano e in altre capitali europee si
fanno gli affari.
Mi dicono che là in fondo c'e Piazza di Spagna e Trinità dei Monti, ma
non sono riuscito a vederle: in albergo a elemosinare una connessione
internet per leggere la posta del lavoro.
Riesco per mangiare qualcosa, mangio normale e spendo tanto, in un
locale strizza americani.
Un arabo tratta il cameriere come uno schiavo.
Ringrazio il mirto finale se riesco a prender sonno subito in albergo,
tra vapori di numeri e processi da ottimizzare.
"Dotto' Gheddafi ha bloccato il traffico, s'è portato dietro 4 aerei
pieni de gente" il tassista al mattino si giustifica delle strade
piene di macchine in cui mi ha portato.
Ma non ho fretta: guardo il Colosseo, il Circo Massimo e i Fori
Imperiali, nello specchietto retrovisore noto i miei primi capelli
bianchi tentare di diventare maggioranza.
Il posto perfetto per scoprirsi passato.
1 commento:
intento che tu sei nella capitale noi ringiovaniamo grazie agli omega 3 di un " Purse'Negar" di garlasco e una ratatuja indimenticabile...
A presto caro Buchago.
Posta un commento