Quando nacque Barnacci, nessuno se lo sarebbe mai aspettato.
A parte la mamma e il papà ovviamente, che però non erano Barnacci.
L’ostetrica lo cavò fuori, distrattamente, dall’anfratto e lui inizio subito a piangere.
Quel che poi diventò infine Barnacci non è risaputo.
Qualcuno addirittura sostiene abbia conosciuto Grande Bulacky, ma questa è un’altra storia.
Barnacci andò a scuola come tutti , Diploma di ragioneria e due anni all’Università senza finirla. Con i pochi amici sostenne sempre che ce l’avrebbe fatta a finirla.
E come tutti conobbe l’amore.
Barnacci non visitò mai Gardaland.
Nel 1985 comprò una Fiat Ritmo usata da un concessionario di Radicondoli.
Fu un acquisto d’impulso.
Il digitale terrestre lo fece infervorare, soprattutto per la funzione televideo avanzata.
Ma poi tutto risultò un fuoco di paglia e così si diede definitivamente all’alcool.
Barnacci non comprò mai la cyclette.
Al Supermercato si divertiva a comprare la pancetta Tulip, quella a strisce, unta e pronta per essere fritta con le uova.
Barnacci non amava le uova, ma adorava la pancetta Tulip.
Barnacci si sentì stufo di essere italiano parecchie volte.
Barnacci cantò l’inno di Mameli con la mano sul petto.
Non votò mai quel partito là.
E nemmeno quell’uomo lì.
Una sera guardando le stelle pensò una cosa bellissima. Mentre si asciugava le lacrime se la dimenticò. Subito dopo fece un peto impressionante.
Sulla tomba di Barnacci hanno scritto Qui giace Barnacci.
La storia non ha mai preso in considerazione Barnacci.
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