"Camera chiusa per contenitori di piedi abusati", Rick Danilo Barfonzi.
Museo Poldi Puzzoli, Milano dal 6 al 24 Luglio 2009.
Quando mi hanno detto “vieni a vedere il nuovo lavoro di Barfonzi” confesso di non aver espresso il massimo della disponibilità. Troppo fresca la sensazione di "straniamento" (come detto da A. B. Oliva a riguardo di questo artista) e l’intimo disagio che mi aveva preso alla sua ultima Kermesse durante la Biennale dello scorso anno. Devo ammetterlo ero forse prevenuto, ma come non esserlo dopo aver visto all’opera il genio del Barfonzi. Se l’essenza e lo scopo ultimo dell’Arte è rappresentato dalla sua capacità di rapire gli animi, dal suo muovere le coscienze, come non essere rapiti dal lavoro di questo straordinario artista americano dalle chiari origini latinoamericane.E così , alla fine, ho accettato senza indugi, ben conscio che avrei assistito ancora una volta a qualcosa di straordinario.
Il ricordo dell’installazione precedente è ancora forte: “20 diarree per un solo bagno”. L’anno scorso a Venezia ci siamo lasciati tutti rapire dalla sua capacità di condurti sino al limite, di portarti a provare quello che il Barfonzi ti vuole far provare: non è forse il desiderio di tutti gli artisti? Geniale l’idea di drogare, con un potentissimo lassativo, le bevande e le tartine offerte in quello che pareva un Foyer assolutamente estraneo al’opera.
Quando poi la devastante e subitanea azione del farmaco ha avuto il sopravvento sul fisico di noi straniti partecipanti, la scoperta di essere prigionieri all’interno dell’installazione (fantastica la decisione del Barfonzi di sigillare le porte d’uscita con della carta igienica impastata con del sigillante siliconico) è stata un’emozione indicibile addirittura ingigantita (se possibile) dall’immediata comprensione di avere un solo bagno a disposizione.
Chi ma avrebbe potuto immaginare di essere così parte del suo lirico progetto?
Nessuno mai era riuscito a far piangere e gridare dall’emozione crescente una ventina di critici e giornalisti specializzati come questo lavoro davvero impressionante.
Nella sala allestita all’interno del Museo Poldi Puzzoli, ho avvertito subito una strana sensazione di ristagno, causata forse dai colori scuri utilizzati dall’artista per decorare il Foyer d’ingresso all’installazione dal titolo “Camera chiusa per contenitori di piedi abusati”.
Tutte le facce dei presenti guardavano con sospetto la porta semiaperta che dal Foyer immetteva in una stanza più scura e il piccolo catering messo a disposizione dei visitatori.
Uno alla volta, poi, come richiamati da una criptica liturgia, al suono di un campanello si veniva invitati ad accedere nella Stanza.
Una paio di mani robuste afferravano la testa e le spalle dei più timorosi giunti sulla soglia dell’ingresso.
Dal di dentro, ma forse è stata solo un’allucinazione, mi è parso di avvertire colpi di tosse e un vago rumore come di una persona recalcitrante costretta a qualcosa di non voluto.
Un generale senso di curiosità s’impadronì dei visitatori in attesa del proprio turno.
Quando fu il mio, entrai così pieno di entusiasmo che quasi non percepii il calcio nel fondoschiena che un energumeno vestito tutto di rosa mi aveva propinato di soppiatto, poco dopo il mio ingresso.
Un enorme puzzo di piedi è tutto quello che ricordo, poi svenni forse per un tipico caso di attacco di Sindrome di Stendhal. Del resto di fronte alle opere del Barfonzi non si può restare insensibili.
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