giovedì, gennaio 31, 2013

Bignami non amour!

“I Promessi Sposi colpiscono ancora” un’ardita parodia di Mario Selaschetti

Era da poco calata la sera: in casa di don Abbondio regnava il silenzio. Don Abbondio, costretto a rimanere in casa per far credere a tutti che fosse veramente malato, stava sfogliando un libro e si era fermato leggendo un nome che gli era sconosciuto.
"Clitoride! Chi era costui?" ruminava tra sè don Abbondio seduto sul suo seggiolone, in una stanza del piano superiore, con un libricciolo aperto davanti, l’ultimo successo di Fabio Volo, quando Perpetua entrò a portargli l'imbasciata. "Clitoride! questo nome mi par bene d'averlo letto o sentito; doveva essere un uomo di studio, un letteratone del tempo antico: è un nome di quelli; ma chi diavolo era costui?". Tanto il pover'uomo era lontano da prevedere che burrasca gli si addensasse sul capo! Perpetua, sentendogli nominare quel nome, arrossì come solo le donne che già tanto hanno saputo dalla vita, senza darlo a sapere in giro, sanno fare.
Senza nominare quel “Clitoride”, ma con la sua eco forte nella testa, Perpetua gli riferì della venuta di Tonio e don Abbondio fu ben felice di riceverlo, per riavere i suoi denari. Perpetua andò allora ad aprire la porta ed ebbe la sorpresa di trovarsi davanti un incaricato della Bo Frost.
- Buona sera, - disse Perpetua: - di dove si viene, a quest'ora?
- Vengo da... - e nominò un paesetto vicino. - E se sapeste... - continuò: - ho già il carretto col ghiaccio che s’è quasi svuotato delle mercanzie e avevo paura di non aver più nulla per lei e il suo Don Abbondio e poi non potevo non passare dopo quel che ho sentito.
- Oh perché? - domandò Perpetua.
- Perché, - rispose l’incaricato di Bo Frost, - una donna di quelle che non sanno le cose, e voglion parlare... credereste? s'ostinava a dire che voi non vi siete maritata con Beppe Suolavecchia, né con Anselmo Lunghigna, perché non sapete cucinare. Diceva che il suo tris di capponi all’aceto era una vera disgrazia. Una roba da far pentire un vivo di esser tale. Io sostenevo che siete stata voi che gli avete rifiutati, l'uno e l'altro...
- Sicuro. Oh la bugiarda! la bugiardona! Chi è costei?
- Non me lo domandate, che non mi piace metter male e poi non vendo nulla e mi si sghiaccia il carretto inutilmente.
- Me lo direte, me l'avete a dire: oh la bugiarda, chi è la Cristina Parodi?! Quella me la cuocio e me la mangio quando voglio?
- Basta... ma non potete credere quanto mi sia dispiaciuto di non saper bene tutta la storia, per confonder colei. Oggi avrei le seppioline in guazzetto in offerta e le tradizionali polpettine di merda che so essere molto gradite al suo Don Abbondio, che faccio?
- Guardate se si può inventare, a questo modo! - esclamò di nuovo Perpetua; e riprese subito: - in quanto a Beppe, tutti sanno, e hanno potuto vedere...non gli tirava l’arnese già da tempo Ehi, Tonio! accostate l'uscio, e salite pure, che vengo -. Tonio, di dentro, rispose di sì; e Perpetua continuò la sua narrazione appassionata. In particolare Perpetua si soffermò a lungo e facendo gesti ampi su alcuni particolari dell’anatomia dell’Anselmo che non erano evidentemente così noti all’omino della Bo Frost.
Nel frattempo, tutto sembrava dunque procedere secondo il piano prestabilito. Tonio e suo fratello Gervaso entrarono nella stanza di don Abbondio e, mentre questo stava scrivendo la ricevuta per il debito riscosso, anche Renzo e Lucia fecero silenziosamente il loro ingresso nella stanza, nascondendosi dietro i due fratelli. Non appena don Abbondio, finita di scrivere la ricevuta, rialzò il capo, Tonio e Gervaso si spostarono di lato e sbucarono i due promessi sposi. Renzo pronunciò rapidamente la formula matrimoniale ("Signor curato, in presenza di testimoni, questa è mia moglie"), ma, mentre Lucia lo stava imitando, da dietro a loro, nascosti a lor volta dalla vista del prelato in tal guisa, si palesarono due figure imponenti.
- Oh Signore i Bravi son già qui?! - sussurrò la povera Lucia, tenendosi stretta al suo bel Renzo
- Ma quali bravi, questi sono cattivi non senti che odore che vien da loro, vedi alla buon'ora di proferir la formula come deciso invece di perder tempo donna! - pensò Renzo tra il sorpreso per la presenza inattesa e lo scocciato per l’uscita così improvvida della sua promessa sposa.
Intanto don Abbondio, finito di scrivere, rilesse attentamente, senza alzar gli occhi dalla carta; la piegò in quattro, dicendo: - ora, sarete contento? - e, levatosi con una mano gli occhiali dal naso, la porse con l'altra a Tonio, alzando il viso. Tonio, allungando la mano per prender la carta, si ritirò da una parte; Gervaso, a un suo cenno, dall'altra; e, nel mezzo, come al dividersi d'una scena, apparvero Renzo e Lucia. Don Abbondio, vide confusamente, poi vide chiaro, si spaventò, si stupì, s'infuriò, pensò, prese una risoluzione: tutto questo nel tempo che Renzo mise a proferire le parole: - signor curato, in presenza di questi testimoni, quest'è mia moglie -. Le sue labbra non erano ancora tornate al posto, che don Abbondio, lasciando cader la carta, aveva già afferrata e alzata, con la mancina, la lucerna, ghermito, con la diritta, il tappeto del tavolino, e tiratolo a sé, con furia, buttando in terra libro, carta, calamaio e polverino; e, balzando tra la seggiola e il tavolino, s'era avvicinato a Lucia. La poveretta, con quella sua voce soave, e allora tutta tremante, aveva appena potuto proferire: - Oh Signore i Bravi son già qui?! - che don Abbondio le aveva buttato sgarbatamente il tappeto sulla testa e sul viso, per impedirle di pronunziare intera la formola. E subito, lasciata cader la lucerna che teneva nell'altra mano, s'aiutò anche con quella a imbacuccarla col tappeto, che quasi la soffogava; e intanto gridava quanto n'aveva in canna: - Perpetua! Perpetua! tradimento! aiuto!
Alle grida di don Abbondio, una delle figure che Renzo e Lucia avevano notato si fece avanti emergendo dall’oscurità. Era il più alto di tutti, vestito in una divisa scura e con in testa un elmo che gli copriva tutta la faccia. A Don Abbondio parve per un attimo una divisa dell’armata spagnola, ma poi si accorse che di tal guisa mai ne aveva scorto una prima nella sua lunga carriera di prelato.
Il lato oscuro della forza è grande in voi Don Abbondio! - esclamò il cavaliere oscuro con una voce che pareva venir fuori come soffiata da un tubo o da una cornetta per l’udito.
Chi sei? - fece Don Abbondio quasi balbettando e nascondendosi dietro a Tonio e Gervaso, a loro volta spaventati dalla presenza incombente.
Il mio nome è Darth Vader, Signor curato, in presenza di testimoni, questa è mia moglie..” e così dicendo, sguainò una spada di luce e la puntò in direzione del povero Don Abbondio che se ne rimase con un’espressione più stupita che spaventata.
Ma Sua eminenza Darth Vader, la giovane Lucia è promessa a quel Tramaglino lì. - disse il prelato indicando Renzo.
Ma quale Lucia, chi è sta Lucia, quella femmina? - Darth Vader indicò con la sua spada la figura di Lucia seminascosta nel buio.
Don Abbondio accortosi quasi con terrore dello sbaglio disse - Ma allora chi ho imbacuccato io?
Srotolandosi dalla coperta una creatura bizzarra ne emerse: enorme nelle forme, completamente coperto di lunghi peli che ne incorniciavano una faccia da animale.
Declama la formola mio adorato Chubecca! E poi ce ne andremo in luna nera di miele - disse Darth Vader con una voce che parve incrinata da una forte emozione.
La creatura di nome Chubecca emise dei grugniti fastidiosi oltre a un rumore che, con l’arrivo del miasma insopportabile, si palesò come peto.
Darth Vader, uditi questi suoni, si avvicinò alla bestia con l’intenzione di baciarla.
Mi perdoni Sior Vader - fece Renzo, quasi mettendosi fisicamente tra i due.
Che vuoi? - fece Darth Vader infastidito.
Ecco vede, dal punto di vista della legge canonica, io e lei abbiamo dichiarato l’impegno a diventare coniugi davanti a testimoni e davanti a Dio, rappresentato dal qui presente Don Abbondio, quindi io e lei siamo adesso marito e moglie - Renzo proferì queste parole guardando l’oscuro cavaliere venuto dal nulla con occhi di brama.
Ma io ho fatto una promessa a Chubecca...- fece Darth Vader
Se le piacciono irsute, sappia che posso non radermi per un po’...- Renzo concluse la sua frase portandosi un indice sulle labbra e umettandoselo con la lingua.
Darth Vader sembrò sul punto di vacillare.
Non te ne pentirai Darth mio..dimmi di sì” Renzo gli schioccò un bacio sul casco.
La spada di luce di Darth Vader divenne di un rosso molto acceso, allungandosi nell'aria.
E poi, dopo un ultimo sguardo ai presenti e un paio di sospiri, lo sventurato rispose.
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martedì, gennaio 15, 2013

Italioti di merda..

Piccola riflessione sul punto debole dell'Italia. Si è detto per anni, anzi hanno detto per anni gli amici del cavaliere, che la televisione non ha mai influito nelle scelte elettorali degli italiani e quindi possederne un impero non è una minaccia alla buona dinamica elettorale. Poi Silvio, a meno di un anno dal fatto che per tutti era diventato il problema del Paese, si fa un tour de force di un... paio di settimane in tv e riguadagna punti e riprende in mano una deriva che ci porterà allo stallo istituzionale. Ok, l'italiota (quorum ego) è l'anello di congiunzione tra la scimmia e la banderuola a vento, ma pensiamo a quanto male può aver fatto, su questo inconscio collettivo di quart'ordine (debole eticamente e culturalmente), il bombardamento di 20 anni di televisione fatta per far credere che non esiste altro mondo possibile rispetto al Berlusconismo. Che non esiste altro carrozzone in cui vivere rispetto alle televendite, alle veline e al disperato tentativo di farne parte.

lunedì, gennaio 14, 2013

Desiderio..

"Ho appeso al frigo questo post it:/Lottare perché la fine dei desideri/ non sia la fine di quella cosa chiamata vita;/ lo leggo sempre/ prima di aprirlo/ e farmi una birra"

 (R. Buchago - Verba Volant Treni manent).

Ciao Alice.

venerdì, gennaio 11, 2013

C'è vita qui?

L'uomo
Che vuole andare su Marte
Scappa soltanto dal vuoto
E da quel sordo sentire
Che ha dentro di sè

R. Buchago 2012

mercoledì, gennaio 02, 2013