mercoledì, aprile 29, 2009

Che pizza!

Lungo il viale che divideva la periferia accoccolata s'una sorta di collinetta, dal porto industriale, le tante macchine parcheggiate in malo modo, preannunciavano la classica domanda all'interno del locale: "avete prenotato?". Nei molti anni che ho potuto frequentare la pizzeria "O'Vesuvio" di via San Bartolomeo non sono mai riuscito a capire chi mai potesse prenotare un tavolo in quel posto così caotico. Intendiamoci, qualcuno è lecito che ne abbia avuto la necessità, ma trovo impossibile che sia riuscito a portare a termine il suo compito: in tutto quel casino di gente seduta che schiamazzava, di gente in piedi in attesa del tavolo o di pagare il conto, rigorosamente in piedi davanti alla statua di San Gennaro a fianco del registratore di cassa (usato quasi sempre solo per aprirne il cassetto e dare il resto) riuscire a sentire il suono del telefono o la voce del potenziale cliente dall'altra parte sarebbe stata impresa ai limiti del miracolo. E anche se avessero preso nota della tua prenotazione (senza storpiarne il cognome), si sarebbe di sicuro persa in qualche foglietto, riciclato da un vecchio calendario ritagliato a mo' di post-it. O peggio infilata nel forno dove cuocevano almeno una decina di pizze alla volta. E le pizze erano buone, a testimoniarne l'eccellenza, la famiglia proprietaria del locale: tra forno cucina e tavoli almeno 6-7 elementi della famiglia erano schierati. Tutti uguali, uomini e donne, vecchi e bambini: un bel paio di baffi e una stazza superiore ai 100 Kg almeno. Rappresentavano il più grande stereotipo vivente della famiglia di pizzaioli napoletani. La qualità dei prodotti e i prezzi onesti e popolari attiravano le masse, in buona parte di diseredati - tra i quali all'epoca facevo orgogliosa parte pure io, dal basso del mio essere studente stipendiato dai nonni. Certo, il servizio non era proprio il massimo: tovaglie impataccate, brocche sbeccate, bicchieri affranti da strati di calcare del mesozoico. Forse anche per questo, il soprannome del locale era "Gli Zozzi". "Andiamo dagli zozzi stasera?" era una frase classica in quel bel periodo della mia vita intorno agli anni '90. Ma a dire il vero, altre pizzerie subirono la stessa triste sorte toponomastica: ad esempio, in Via Garibaldi come non citare la pizzeria al taglio detta "dai Sozzi". Un mio carissimo amico, che all'epoca suonava in un gruppo di "noise", scrisse un pezzo che s'intitolava "Non farò mai il pizzaiolo in questa città di merda".
Ma questa è un altra storia..

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Now playing: Super Furry Animals - Inconvenience
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martedì, aprile 28, 2009

Recensione d'avanguardia

(Ricevo da Mario Selaschetti e pubblica questa sua ultima faticosa recensione musicale).

Mi stavo quasi rassegnando a non ascoltare più nulla di decente quando, di colpo, ecco qui questo cd fare capolino sulla mia scrivania. Sto parlando dell’opera prima di un quartetto di ragazzi inglesi ancora poco conosciuti e dal nome etereo (Continua su BlackmilkMag)

lunedì, aprile 27, 2009

Orka miseria!

Ho appena finito di leggere un manuale molto interessante, s'intitola "Perdere la capacità di leggere in una settimana". Vorrei dirvi qualcosa di più, ma sono un po' in imbarazzo perchè posso raccontarvi benesolo i primi capitoli, quelli più teorici. L'ultima parte, quella pratica con gli esercizi non riesco più tanto bene a comprenderla. Provo a leggerla, ma non ci riesco...

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Now playing: Led Zeppelin - What Is and What Should Never Be
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mercoledì, aprile 22, 2009

Cambiare Aria con l'Atomica.

Nel corso del G8 ambiente che si è appena tenuto a Siracusa...(a Siracusa?)
...il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo...ha detto: "Stop agli inquinanti,la salute dei bambini va difesa"...
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No ragazzi, non ci riesco...è troppo...
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ahahahahahahahahaahhahahahahahahaahahahahahahahaahahhahahahahahahahaahahahah!!!

martedì, aprile 21, 2009

Tranquilli, stiamo solo morendo..

Sono seduto con le gambe sull'estensione che la mia nuova scrivania comprata all'IKEA gentilmente mi fornisce. E' una sorta di supporto mobile, agganciato alla scrivania dove uno può mettere fogli, oggetti vari, persino stampanti, ma forse non le gambe, come nel mio caso. La tastiera wireless è sulle mie gambe e, nonostante un principio di formicolio alle gambe, vista la posizione rialzata, sto cercando di portare a termine questo post prima di perderle completamente: sarebbe spiacevole alzarsi in maniera goffa nel tentativo, piacevolmente doloroso, di riattivare la circolazione. Dovrei ballonzolare davanti a mia moglie che guarda senza troppa convinzione una trasmissione s'un canale mai visto di Sky che parla di malattie rare dei bambini. Poi di colpo metto in fila un po' di concetti.
La nuova casa sta già diventando la mia nuova vecchia casa.
Mio figlio grande non parla quasi più del vecchio asilo.
Ho trovato un fornitore leale di Pizza Kebap.
Ho trovato un posto dove bere a quattro ganasse (spero renda bene l'idea).
Sul lavoro ho solo più una gran voglia di vedere la morte professionale di uno o due tizi che mi hanno fatto male (ma non manca molto, giusto un paio di sgambetti).
Insomma, direi che la vita va tranquilla versa la sua naturale conclusione.

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Now playing: Led Zeppelin - Babe I'm Gonna Leave You
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martedì, aprile 14, 2009

Viva Viva Sant'Eusebio...

Uscite di casa e sulla strada incontrate diverse persone che vi chiedono l'elemosina. Chi piange e con voce querula (specialità di solito dei ROM) v'implora di dover dare da mangiare a dei bambini, che a volte vi ostenta in qualche forma d'imbragaggio posticcio ("poveri amori", avrebbe detto mia nonna). Chi vi chiede un euro per prendere il treno (famoso "numero" da repertorio classico dei tossici di Ero "vuncioni" che andavano per la maggiore negli anni '80 e che stanno tornando, ah! La mode). Chi vi vuole vendere un libro di qualche autore sconosciuto (potrebbe essere un'idea per Mario Selaschetti, ora che ci penso..) e poi alla fine finisce che ti chiede i soldi per un caffè (e qui capisci che la miseria da cui scappano dev'essere ben peggiore di questo stillicidio di morte civile..). Ebbene alla fine o date i soldi a tutti (finendo a vostra volta tra i casi citati sopra) o fate delle scelte, ponderate o lasciate al caso poco importa, sempre scelte sono. Se ci pensate questo è, in piccolo, quello che sta accadendo, in grande, nel mondo del volontariato e degli aiuti alle popolazioni colpite dal terremoto. Tutti che cercano di tirarti per la giacchetta e peggio, alla proposta di utilizzare i fondi del 5 per mille, tutti a dire che loro, come associazione ONLUS, sono già attivi in Abruzzo e che quindi questa misura risulterebbe in un danno per la povera gente colpita dal terremoto. Cosa sia giusto non lo so, ma forse sarebbe più utile non disperdere lo sforzo di sostegno degli italiani in tanti piccoli rivoli. Quanto all'8 per mille della Chiesa da utilizzare come fondo ulteriore (si parla di 1 miliardo di Euro almeno), ci hanno provato in tanti (molti sono pure diventati santi) a dire che forse un anello d'oro in meno per Vescovo, Cardinale e Pontefice per dare qualcosa a chi non ha (o anche solo non ostentarlo) non sarà molto ma è pur sempre qualcosa. I risultati sono davanti agli occhi di tutti: sono ancora molti i politici nostrani che hanno bisogno di baciare questi imbarazzanti manufatti di metallo prezioso..
P.S.: adesso non vorrei passare per un anticlericale blasfemo alla Carducci degli esordi o alla Mazzini di tutta la vita e non vorrei aver offeso qualche amico cattolico. Ma del resto, con questa legge sul testamento biologico, ritengo di essere a credito con tutti 'sti bacchettoni!
;-D

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Now playing: Keith Jarrett - When I Fall in Love
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venerdì, aprile 10, 2009

Non si vive per niente?


A destra la cucina, dopo un breve disimpegno. A sinistra la camera da letto e la sala, con un televisore per l'epoca enorme che attirava la mia attenzione perchè quando si accendeva appariva dal nulla nel bordo di vetro che racchiudeva lo schermo, un puntino di luce verde: allora l'ipotesi di un touch screen era più remota di uno scudetto all'inter. Ma quel cassone era quasi sempre spento e coperto con una sorta di centrino fatto all'uncinetto e inamidato (andava di moda miliardi di anni fa). Le persiane le ricordo sempre chiuse e la luce entrava nell'appartamento dalla cucina, piccola e che dava s'uno spazio abbastanza aperto di retrofacciate di palazzi anni '20 (questo lo comprendo solo ora) con i soliti panni stesi. C'era un mite odore di "Ecco" una sorta di orzo espresso solubile dalla confezione con le righe bianche e nere alternate simile alle facciate delle chiese romaniche delle mie parti. E poi ogni tanto saltava fuori, da dove non ricordo, un piatto di gnocchi fatti in casa, al ragù. Mi piacevano freddi, mi piaceva tirare fuori ogni singolo gnocco dal blocco unico che si era formato lasciandoli raffreddare; una sorta di Michelangelo delle patate. Ogni tanto nella camera andava a dormire la nipote "mongoloide" (o forse spastica non ricordo) che mi divertivo a infastidire con un ago: Monsieur Rousseau, quando concepì il buon selvaggio, le venne mai in mente la crudeltà dei bambini piccoli...
Poi un giorno mentre dormivo nel letto a casa dei nonni, nel dormiveglia sentii mia mamma dire a sua mamma, mia nonna, che la zia Maria, la sorella di mia nonna, era morta. Le sentii piangere. Lo avrei fatto anch'io forse, se il concetto di morte mi fosse stato chiaro come lo è adesso. In fin dei conti quella donna è stata quella che nei prim anni della mia vita mi ha custodito mentre tutti intorno a me lavoravano. Per uno strano scherzo del destino, lei, così brava a fare da zia non assaporò mai il piacere della maternità. Adesso, nonostante la grande riconoscenza che dovrei nutrire nei suoi confronti, faccio molta fatica a ricordare qualcosa in più di quello che ho scritto qui.
Mi rendo conto che è poco, ma ti prego di accettarlo come ringraziamento, Maria.

mercoledì, aprile 08, 2009

Siamo tutti Adriano!

Alzi la mano chi non si farebbe una bella birretta adesso?
E magari meglio se italiana e artigianale come queste tre belle birre del birrificio Troll che mi sono appena bevuto. Commenti: ottima la IPA, buona ma non eccelsa la "Shangrila Fume", devastante (e ancora non so se nel bene o nel male) la Palanfrina alle castagne, ormai un classico tutto italiano, qui in versione 8 graid e passa (forse un po' troppo stuccante...).
Ad ogni modo se volete approfondire cliccate qui..e pensare che ogni estate ci passo davanti e li trovo sempre chiusi.
Peggio per loro, sarei un ottimo cliente, quasi come Adriano (e non intendo quello delle memorie..)

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Now playing: Soap&Skin - Sleep
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Ciccino e ciccina

Tra le cose che ricordo male il colore dei loro capelli. Mi sembra che fossero rossi, ma non ricordo bene. Erano gemelli però, di questo sono sicuro. Lui si chiamava Ciccino e lei si chiamava Ciccina. Probabilmente nomi falsi, ma non ne sono poi così tanto sicuro. E poi se così fosse perchè loro avevano questo trattamento di favore? E come mi chiamavano a me, allora? Da quel che mi ricordo, all'asilo mi hanno sempre chiamato con il mio nome e non con soprannomi. E allora perchè dar loro un soprannome, per giunta imbarazzante come Ciccino e Ciccina? Magari avevano due nomi orrendi o difficili da pronunciare, Helmut Sigfrido e Jolanda Maria Catella. Forse erano in incognita, figli di qualche mafioso al confino. Certo che avere già un soprannome all'asilo è una cosa ben strana. Sul pulmino che ci portava a casa eravamo gli ultimi a scendere: loro scendevano prima di me in una traversa di Via Garibaldi o forse in Via Aldo Ferrari. Le ho sempre confuse, sono parallele ed entrambe con i platani, almeno sino a qualche anno fa. Scendevano loro e io già pregustavo l'attimo in cui il pulmino girava l'angolo e puntava dritto verso il mare. Non lo vedevo perché ancora lontano, ma io sapevo che in fondo a quella linea che teneva da una parte il muro grosso dell'Arsenale e dall'altra le alte facciate dei palazzi anni '30 e fine secolo, con i panni stesi al vento, la passeggiata a mare era lì ad aspettarmi nei pomeriggi con il sole. Ben inteso, la casa dei miei nonni era molto prima di arrivarci.
Ho ancora il ricordo del pulmino che si ferma e io che scendo. Nella mia testa non c'è nessuno ad aspettarmi, ma c'è il sole.
Le cose belle della vita non capitano mai quando piove...
;-D

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Now playing: Animal Collective - Lion In A Coma
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martedì, aprile 07, 2009

..di colpo un giorno, ore 17 e 24.

Mentre cerchi di smaltire il pranzo della domenica, ore più tardi, s'una panchina con il sole tra gli occhi di colpo lo capisci. Non con i sensi classici, quanto piuttosto con un qualcosa che avverti dentro, come una sottile lama fatta di malinconia. Lo "avverti" nel suo sguardo che è più maturo e nelle sue prime discussioni da ometto: mentre tu eri impegnato a cambiargli il pannolino o a farlo addomentare lui, tuo figlio, è davvero cresciuto e tu, invece, sei realmente invecchiato. Fa niente, succede, non sarò nè il primo e nè l'ultimo uomo ad avere la sua crisi di mezza età, ma la cosa che mi ha fatto riflettere è che ci sono un sacco di cose di quando ero piccolo che lentamente stanno evaporando dai miei ricordi e questo non lo voglio. Va bene invecchiare, ma almeno con qualcosa da portarmi dietro sino alla tomba, se non oltre (spero). E inoltre queste sono le cose che, se ci penso, mi rendono meno aspra la domenica sera, quando le ansie e i pensieri di una vita che è ormai in discesa (nel senso che ha preso la direzione che doveva prendere e adesso non ti resta che gestire con dignità questa inerzia) cercano di mandarti di traverso la pizza Kebap. Ripenso al parco giochi dove mi portava mio nonno, nascosto tra un'ospedale militare, una strada e un parcheggio di automezzi militari e mi sembra di essere ancora lì, senza responsabilità e senza pene. Mi rivedo un attimo prima di toccare palla, in piazzetta San Domenico, e poco importa se domani c'è il dettato e mi hanno piazzato nella squadra con Tommaso, quello che non è capace. Non esiste nulla di più lieve del vento tiepido di maggio, che sapeva già di vacanza, per descrivere questa eccitazione. Non voglio perdere queste cose, anche se la vita mi costringe a pensarci una frazione di secondo, prima che scatti il verde o che torni lo spettacolo dopo la pubblicità. Solo la mia pigrizia può fermarmi adesso, ma se riesco a non essere lucido per un bel periodo, forse potrò fare in modo che queste cose restino ancora un po' con me. Basta metterle giù tranquille, basta scrivere qualche riga...coraggio.
Posso farcela...

lunedì, aprile 06, 2009

Premessa: ho un album dei Les Savy Fav che mi piace molto, ma non avevo mai visto nulla di loro. Non avevo la minima idea di come fossero fatti..ebbene, adesso che ho colmato la lacuna devo dire che mi sono ancora più simpatici. Ci vuole coraggio per uscire così, con la "panza e la chierica" davanti a un popolo di giovani californiani adepti del "body first"e dagli addominali di alabastro.

venerdì, aprile 03, 2009

Io ballo da "Suora"

(Da Repubblica.it)

Da ballerina cubista, specializzata in lap dance e balli funky, animatrice per anni dei locali notturni milanesi più trasgressivi, a "ballerina di Dio", ideatrice di una nuova forma di danza, la Holy dance (danza sacra) che ora insegna a gruppi di giovani ballerini, con alcuni dei quali il 7 aprile si esibirà davanti a vescovi, cardinali, semplici fedeli in una delle più antiche e suggestive basiliche romane, Santa Croce in Gerusalemme, in un evento dedicato alla Bibbia.

N.d.a. : Speriamo non ci siano in giro degli obelischi...l'attrazione del "palo" potrebbe essergli fatale...