mercoledì, dicembre 15, 2010

Aforismi di Rodrigo Buchago

"La vita è uno spriz. A volte col Campari, a volte con l'Aperol, spesso con la merda."
(R. Buchago - Aforismi 2010)

Sati Revolution. Se fosse vero?

III

“..e così gli ho detto sarà per un altra volta”.
4 persone davanti alla macchina del caffè ridono. “Che ore sono? Già le 10? Cazzo devo finire quel lavoro per Smith altrimenti mi spacca le palle sinché non l’ho fatto.”
Ridono di nuovo.
“Sì ridete ridete perché voi non avete un cazzo da fare eh?!” Ridono di nuovo poi uno fa “Sì, magari, devo finire anch’io una roba per le 11, meno male che è venerdì” “Eh già è venerdì” dice un altro. Tutti si girano verso l’unico che non ha ancora parlato e uno di questi gli fa “e tu, non hai niente da fare?”. Il tipo al centro dell’attenzione sorride. Ha uno sguardo attento, ma allo stesso tempo sereno e per certi versi allegro, se così si può dire. “Sì certo. Anch’io ho qualcosa da fare”.
“Bravo, pure le bugie dici adesso, se hai qualcosa da fare perché non ti vediamo ansioso come dovresti essere?”. “Sì, perché non hai fretta di finire eh?”. I tizi lo fissano alla ricerca di un segnale di ravvedimento, ma niente, il tipo ribatte con estrema calma “Perché tanto finito questo ci sarà un’altra cosa da portare a termine”. “Te la prendi comoda eh? Si vede che il tuo capo non rompe come il mio..” Il tipo risponde “No, non me la prendo comoda, ci metto il giusto tempo che ci devo mettere?” e sorride con un’espressione serena.
“Niente, con te sono un paio di mesi che non si riesce a scalfirti, eh?”
“Si hai ragione” dicono gli altri
Il tipo continua a osservarli con un’espressione serena.
“Hai perso l’occasione di fare carriera ma non mi sembri turbato molto, eh?”
Il tipo continua a osservarli con un’espressione serena.
“Ti sarebbe bastato consegnare quella pratica una settimana prima e forse oggi saresti tu al posto di Peter..”
Il tipo continua a osservarli in maniera incuriosita.
“Quel Peter lì, così giovane e già così in carriera..”
Il branco ha bisogno di una vittima ogni tanto.
“Già è vero hai perso quell’occasione e adesso ti tocca obbedire a Peter..ti è simpatico Peter?”
Il tipo continua a osservarli in maniera incuriosita.
Il branco perde spesso il senso della misura.
“Già quel Peter che sta con la tua ex moglie eh?”
Il tipo continua a osservarli in maniera incuriosita, ma un sottile fremito sul labbro superiore inizia a mostrarsi, dapprima piano poi cresce sino a diventare parola. La sua parola è “Om Mani Beh Meh Hung, Om Mani Beh Meh Hung, Om Mani Beh Meh Hung, Om Mani Beh Meh Hung, Om Mani Beh Meh Hung, Om Mani Beh Meh Hung, Om Mani Beh Meh Hung..”
Il branco indietreggia, ha paura. La parola diventa cantilena. La cantilena diventa liturgia.
Uno fa “chiamate la sicurezza, è un altro di quelli là, fate presto”.
Scappano tutti. Il tipo resta davanti alla macchina del caffè.
Canta “Om Mani Beh Meh Hung” e la sua espressione è serena.
Quando la sicurezza gli scarica addosso tutti i watt del Taser smette solamente di cantare.
Loro sono fatti così, almeno così si dice nel mondo.

lunedì, dicembre 13, 2010

Ginobruzzè su Marte

Ginobruzzè e la Missione su Marte.


Ginobruzzè ha letto su Cronaca Vera che nella prossima missione per Marte si scoperà e pure tanto e così si è deciso a diventare astronauta. La missione prevede infatti un equipaggio composto da 9 donne e un solo uomo: chiusi per due anni in una scatola di sardine a motore, prima o poi le settimane enigmistiche finiranno si dice ginobruzzè, è impossibile non scopà come ricci su ‘sto razzo.
Dopo aver acquistato in edicola “Astronauta per tutti” ginobruzzè si sente pronto per andare a CapeCanaveral e passare la selezione: perché a fare l’astronauta sì che si scopa per davvero.
Ginobruzzè compra la panca per farsi gli addominali di ferro e magic harry per tagliarsi i capelli che ha visto su mediaset trade, il classico acquisto di getto dato che ginobruzzè è completamente pelato.
Ginobruzzè parte per l’america in pullman.
Arrivati a Carmagnola ginobruzzè chiede alla sua vicina di posto se per caso si può scopà sul torpedone. La vicina è ucraina e non capisce l’italiano, quindi ginobruzzè esegue il gesto del clacson sillabando ad alta voce: sco-pà, scooo-paà. L’autista lo vede e così suona il clacson “po-po”, “po-po” coprendo la voce di ginobruzzè. La vicina ucraina non ha capito e fa il gesto internazionale del “cazzovuoi?”. Ginobruzzè allora esegue di nuovo il gesto del clacson sillabando ad alta voce: sco-pà, scooo-paà. L’autista lo vede e così suona il clacson “po-po”, “po-po”, coprendo la voce di ginobruzzè. La vicina ucraina continua a non capire e fa il gesto internazionale del “cazzovuoi?”. Ginobruzzè allora esegue ancora il gesto del clacson sillabando ad alta voce: sco-pà, scooo-paà. L’autista lo vede e così suona il clacson “po-po”, “po-po” coprendo la voce di ginobruzzè. La vicina ucraina continua a non capire e fa il gesto internazionale del “cazzovuoi?”. Questa cosa va avanti per circa due mesi, quando il pullman arriva a Sant’Antonio del Monte di CapeCanaveral, frazione di Capecanaveral, a meno di dieci minuti dalla fine del viaggio. Ginobruzzè fa all’autista, signor autista ma perché invece di guardarmi cortesemente non prova a guidare il pullman? L’autista si gira con un’espressione come per dire “ma guarda che persona antipatica che non sa stare a un bel gioco innocente”. Ginobruzzè allora esegue ancora il gesto del clacson sillabando ad alta voce: sco-pà, scooo-paà. La vicina ucraina finalmente capisce e risponde, ma non potevi dirmelo prima, lo avrei fatto volentieri anche per passare il tempo, ma ormai siamo arrivati, scendo alla prossima.
Ginobruzzè si mette a piangere ma poi si tira pensando che è stato solo un episodio sfortunato, come quella puntata dei Cesaroni in cui la figlia resta incinta del parcheggiatore abusivo albanese.

Arrivati a CapeCanaveral di Sotto frazione di Capecanaveral, ginobruzzè, l’ultimo rimasto a bordo, scende. L’autista, dopo aver suonato il clacson “poo-poh”, gli fa: “per arrivare a capecanaveral devi fartela a piedi lungo questa strada, quando vedi un autogrill fermati e chiedi. Occhei, grazie fa ginobruzzè aggiungendo il gesto del saluto militare. L’autista fa un cenno come per dire ma questo è matto con la testa, suona ancora il clacson “poo-poh”, chiude la porta e si rimette in viaggio verso Porta Susa.

Ginobruzzè arriva alla Nasa e suona al citofono. Una voce chiede “Chi zei tezorro?”. Ginobruzzè risponde “Sono ginobruzzè”. Si aprono i cancelli e Ginobruzzè fa i suoi primi passi nel sancta sanctorum della fantascienza mondiale ed è emozionato come quella volta che ha trovato un grattaevinci per terra fuori dal carrefour express di corso Moncalieri. “Brava Nasa certo che sei proprio grande Nasa” dice ginobruzzè poi una voce da un altoparlante gli fa “Ginobruzzè cheffai?!”. Ginobruzzè si blocca per un attimo guardandosi in giro senza scorgere nessuno. Per un attimo ha la sensazione di aver già sentito anche questa voce. “Ginobruzzè mettiti le pattine sai, che abbiamo appena passato la cera in Nasa!”.

Due ore dopo Ginobruzzè è già vestito come un omino michelin con scritto sulle spalle Ginobruzzè. “Che fortuna Ginobruzzè” e “ma che bravo ginobruzzè” pensa ginobruzzè tra una centrifuga e l’altra e dopo un giorno di prove, passato quasi del tutto a imparare come si fa a andare al gabinetto spaziale, arriva il gran giorno della partenza.
Ginobruzzè viene sigillato nel razzo assieme alle 9 donne prescelte. Il razzo parte e Ginobruzzè chiede alle 9 donne se si può scopà. Nessuna di loro risponde se non con il gesto del medio. Ginobruzzè si accorge subito che sono delle donne strane perché vengono tutte da San Francisco, hanno i capelli rasati a spazzola e soprattutto tutte quante usano uno strano attrezzo a forma di manganello che quando vibra fa il rumore come di un rasoio che gode. Una roba tipo zzzzz-ahhh-siiii.
Le 9 donne combuttano contro ginobruzzè e lo obbligano a fare tutte le cose più pericolose tipo buttare fuori la spazzatura, stirare le tute spaziali, cambiare il rotolo della carta igienica e cucinare le pillole multivitaminiche. Un giorno Ginobruzzè si stufa e chiama terra. Nella grande stanza delle operazioni appare sui 3 maxischermi la testa pelata di Ginobruzzè.
“Ginobruzzè ci sono le televisioni di 300 nazioni collegate cosa vuoi dire?”
Ginobruzzè si schiarisce la voce e poi fa “no, niente è che Houston, qui c’abbiamo un problema”
“Che problema c’è Ginobruzzè?”
“Niente è che qui non si riesce proprio a scopà” appena terminate queste parole le 9 donne prendono Ginobruzzè e al grido di “maschio depresso masturbati nel cesso” lo gonfiano di mazzate con il braccio meccanico e le parabole satellitari per le comunicazioni.
Al bar Ginobruzzè tra un fernet branca e una sambuca racconta agli amici di come Marte non gli sia piaciuta per niente e che l’anno prossimo andrà di sicuro in campeggio.
Perché li si scopa, si scopa per davvero.

Regole per un buon the.

Mi rendo conto solo oggi di non aver mai parlato di the (o tè o tea) nel blog a lui in qualche modo dedicato. Recupero subito con questo brano del grande George Orwell.
""Se proviamo a cercare "tè" nel primo libro di cucina che capita, probabilmente non troveremmo nulla; o al massimo poche righe che diranno ben poco sulle regole essenziali.E' strano, non solo perchè il tè é uno dei maggiori segni di civilizzazione in Inghilterra come in Irlanda, Australia e Nuova Zelanda, ma perché il modo migliore per fare il tè é oggetto di violente dispute.Quando seguo la mia ricetta per una perfetta tazza di tè, non trovo meno di undici punti fondamentali.Forse su due di questi saranno tutti concordi, ma almeno quattro sono piuttosto controversi.Ecco le mie undici regole d'oro:
1. Prima di tutto bisogna usare tè indiano o di Ceylon. Le virtù del tè cinese sono sicuramente apprezzabili oggi - è economico, si può bere senza latte - ma non sono molto stimolanti. Per esempio, non permettono di sentirsi più saggio, più coraggioso o più ottimista dopo averlo bevuto. Chiunque utilizzi la rassicurante espressione "una buona tazza di tè", necessariamente si riferisce al tè indiano.
2. In secondo luogo, il tè deve essere preparato in piccole quantità, ossia in una teiera. Preparato in un vaso è generalmente senza gusto mentre in un calderone assume un sapore di grasso e risulta biancastro. La teiera deve essere di porcellana o terracotta. Le teiere d'argento producono un tè di qualità inferiore e peggio ancora quelle smaltate; sebbene stranamente, una teiera di peltro (oggigiorno una rarità) non è affatto male.
3. La teiera deve essere riscaldata in anticipo. Questo si può fare mettendola sul piano di cottura oppure facendogli scorrere sopra dell'acqua calda.
4. il tè deve essere forte. Per una teiera che contiene un quarto, se andremo a riempirla fino al bordo, ci vorranno circa sei cucchiaini di tè. Certo, in tempi di risparmio, non è che si può fare ogni giorno, ma sono convinto che una tazza di tè forte è meglio di venti deboli. Tutti i veri appassionati del tè, preferiscono il loro tè se forte, e ancor di più con il passare del tempo - un fatto risaputo circa la quantità extra per per le persone più anziane.
5. Il tè deve essere messo direttamente nella teiera. Niente filtri, sacchetti di mussola o altri mezzi per imprigionare il tè. In alcuni paesi, le teiere sono dotati di piccoli retini sotto il beccuccio, per bloccare i frammenti di foglie, che si suppone siano nocive. Di fatto però si possono ingerire una buona quantità di foglie di tè senza alcun effetto e se il tè non è sufficientemente libero nella teiera l'infusione non avviene correttamente.
6. La teiera deve essere portata al bollitore e non il contrario. Ossia, l'acqua dovrebbe essere in ebollizione al momento dell'impatto con il tè e questo significa che deve essere tenuta sul fuoco mentre si versa. Alcune persone aggiungono che bisognerebbe usare solo acqua che è appena giunta ad ebollizione, ma in questo non vi ho mai notato alcuna differenza.
7. Dopo aver fatto il tè, bisogna agitarlo, o meglio, agitare bene la teiera e successivamente lasciare che le foglie si depositano.
8. Bisogna bere il tè in una tazza per la colazione, ossia in una tazza cilindrica e non nel tipo piatto e poco profondo. Ne contiene di più, inoltre nel secondo tipo il tè si raffredda rapidamente, prima che uno abbia incominciato.
9. E' meglio eliminare la crema dal latte prima di utilizzarlo per il tè. Il latte troppo cremoso da al tè un sapore stucchevole.
10. Bisogna prima versare il tè nella tazza. Questo è uno dei punti maggiormente controversi: infatti in ogni famiglia britannica ci sono probabilmente almeno due scuole di pensiero su questo argomento: quelli di "prima-il-latte" possono avere valide argomentazioni, ma confermo che la mia posizione è senza risposta. Questo perchè mettendo prima il tè e agitando mentre si versa, si può regolare esattamente la quantità di latte, mentre è possibile mettere troppo latte se uno fa il contrario.
11. Infine, il tè deve essere bevuto senza zucchero - a meno che non si beva nello stile russo. So bene che sono in minoranza su questo. Tuttavia, come puoi essere un vero amante del tè se ne distruggi il sapore aggiungendovi lo zucchero? Sarebbe come metterci il sale o il pepe. Il tè deve essere amaro, così come la birra deve esserlo. Se si addolcisci, non stai più assaggiando il tè, ma semplicemente lo zucchero; potremmo allora realizzare un drink molto simile, sciogliendo lo zucchero in semplice acqua calda. Alcune persone diranno che non amano il tè per quello che è, ma lo bevono per riscaldarsi e svegliarsi e che lo zucchero serve per cambiargli il sapore. A queste persone senza buon senso direi: provate a bere il tè senza zucchero, ad esempio, per quindici giorni e sarà molto difficile tornare indietro, zuccherandolo di nuovo.
Queste non sono i soli temi controversi, in materia di tè, ma sono sufficienti per mostrare quanto sia diventato sofisticato questo mondo. C'è anche una misteriosa etichetta sociale intorno la teiera (per esempio, perchè è considerato volgare bere tè da una scodella?) e molto potrebbe essere scritto riguardo altri usi delle foglie di tè, come prevedere il futuro o l'arrivo di visite, cibo per i conigli, cura per le ferite e bruciature o spazzare il tappeto. E' utile prestare attenzioni a tutti questi dettagli, come riscaldare la teiera e usare acqua bollente, in modo da essere sicuri di riuscire ad ottenere una buona tazza di tè."


Inviato da iPod

sabato, dicembre 11, 2010

Guardare la tv con l'influenza.

Avrete senz'altro letto di un peggioramento delle relazioni tra la Cina e il mondo occidentale dovuto al grande imbarazzo che ha destato la scoperta di un canale televisivo e in particolare di una famosa trasmissione completamente taroccata. Con il nome di Canare 5 (in cinese pronunciato "canale 5") è andata in onda una puntata falsa del famoso show "uomini e donne". La conduttrice una versione contraffatta della DeFilippi (davvero poco riuscita la versione cinese della nota anchorwoman, con la sua voce troppo gracchiante e il suo atteggiamento esageratamente androgino) introduce gli ospiti maschili che dovranno conquistare la preda: una splendida donna (anche se la versione mostrata è un evidente uomo con il pisello e la parrucca, ma trattandosi di tarocco cinese tanto fa). Alla fine se lo fanno tutti con buonapace dei benpensanti. Il ministro degli Esteri italiano ha subito chiesto la fine del programma e l'indirizzo del lei che in realtà e un lui. Davvero ineffabili questi cinesi: speriamo solo che non cerchino di esportare pure la loro democrazia contraffatta perchè in questo potrebbero imparare tanto da noi e se da loro si finisce in carcere se non la si pensa come il Governo da noi si finisce anche peggio essendo costretti a partecipare alle trasmissioni di Fazio oppure a votare il PD o peggio l'Idv. Comunque questo brano è dedicato a Xiao Bo che già sopporta la galera e quindi questo pezzo, tanto male in più non gli farà.


Inviato da iPod

sabato, dicembre 04, 2010

Ginobruzzè e FrancescoMerola dei Motolow

Ginobruzzè si sveglia una mattina e decide che vuole diventare FrancescoMerola.

Sì proprio lui, FrancescoMerola il cantante dei Motolow, perché se sei FrancescoMerola scopi, scopi davvero.

Così Ginobruzzè inizia a seguire FrancescoMerola ovunque. FrancescoMerola va a lavorare e pure Ginobruzzè va a lavorare, FrancescoMerola va a comprare le cravatte fatte strane come quelle dei cantanti anni ’60 e pure Ginobruzzè va a comprare le cravatte fatte strane come quelle dei cantanti anni ’60, FrancescoMerola va a comprare la bamba e pure Ginobruzzè va a comprare la bamba, FrancescoMerola va a scopare e Ginobruzzè resta fuori. La portinaia dell’abitazione di FrancescoMerola blocca Ginobruzzè proprio nel momento di entrare. “Ginobruzzè! Che fai!” gli dice la portinaia guardandolo intensamente e puntandogli l’indice contro. Ginobruzzè pensa di aver già sentito questa voce. “Pussa via Ginobruzzè!” gli ordina la portinaia e Ginobruzzè esce dal portone piuttosto pensieroso e deluso e così per trovare conforto si compra un paio di gratta e vinci e si fa una partita a videopoker. Rientrando a casa Ginobruzzè pensa “eh no portinaia, così non si fa” oppure “Portinaia cattiva”. Ma il pensiero che più di tutti gli dà fastidio è quello di sapere che se fosse stato FrancescoMerola la portinaia lo avrebbe di sicuro fatto entrare e magari avrebbe anche scopato subito e per davvero.

Ginobruzzè si guarda allo specchio e si accorge che FrancescoMerola c’ha una cosa che lui non c’ha: i capelli. “Non me n’ero mai accorto!” esclama Ginobruzzè, “ora ho capito come si fa a scopà”, aggiunge. Esce a comprare una parrucca, perché coi capelli di FrancescoMerola si scopa, si scopa davvero. Alla fine di Corso Orbassano trova un chiosco che fa wurstel coi sottaceti e vende chinotti e birre. “C’hai una parrucca come i capelli di FrancescoMerola?” fa Ginobruzzè guardando il tipo del chiosco senza scendere dalla bici. Fa freddo e gli esce del fumo dalla crapa sudata. “Secondo te io vendo parrucche qui?” dice il chioscaro. Ginobruzzè lo osserva stupito, poi gli fa “No eh? Vabè fammi un panino col wuste e il peperone sottolio”. Il tipo gli fa il panino e poi dopo un paio di minuti gli dice “ma sta parrucca la vuoi oppure no?”. Ginobruzzè dice “certo che la voglio, dove ce l’hai?”.

“Dentro al furgone, se mi segui te la do subito” gli fa. Ginobruzzè pensa “questa si che è fortuna” e “che bravo questo chioscaro”.

Dentro al furgone il chioscaro si tira giù i pantaloni e le mutande. Ginobruzzè gli guarda quella cosa strana che gli penzola tra le gambe. Poi gli fa “ma perché tieni quel parrucchino sotto le mutande?” e il tipo gli fa “perché d’inverno fa freddo e così tengo le balle al caldo”. Ginobruzzè annuisce ammirato per questa conclusione logica.

Il parrucchino sembra proprio uguale ai capelli di FrancescoMerola pensa Ginobruzzè, che lascia un paio di 100 Euri al chioscaro. “Per il panino e il chinotto, il parrucchino è gratis perché mi sei simpatico” gli fa il tipo. “Sei proprio una brava persona devo proprio dirtelo!” gli fa Ginobruzzè. Così si infila subito il parrucchino e mulinando sulla bicicletta si dirige come una furia a Trofarello dove i Motolow suonano alla decima fiera del “fagiolo borlotto con le cotiche di Trofarello”.

Arrivato sul luogo del concerto con il parrucchino in testa un paio di ragazze lo scambiano subito per FrancescoMerola e gli chiedono esplicitamente di scopare con lui contemporaneamente. Ginobruzzè si commuove e proprio sul momento di potersi appartare con le ragazze e poter coronare il sogno di un paio di vite (comprese le precedenti reincarnazioni come tabaccaio e tassista) il bassista dei Motolow lo prende per un braccio e lo porta sul palco, dove gli altri della band stanno già facendo casino con i loro strumenti elettrici. “FrancescoMerola ti sei dimenticato che dobbiamo suonare?” gli fa. Ginobruzzè preso dal panico gli dice “io sono Ginobruzzè!”. Ma il suono è già troppo forte e la folla esplode in un applauso alla vista del frontmen che sale sul palco. “Sono Ginobruzzè! Sono Ginobruzzè” ripete, ma il bassista non capisce e gli fa “il geghegè lo suoniamo alla fine, adesso non rompere e vai al microfono”. Ginobruzzè va al microfono e davanti alla folla in attesa dice “Sono Ginobruzzè” e la folla gli urla “Sono Ginobruzzè”. “Non avete capito io sono Ginobruzzè” e la folla “Non avete capito io sono Ginobruzzè”.

La band inizia a improvvisare una jam session, mentre Ginobruzzè continuna a ripetere “non avete capito sono io Ginobruzzè” oppure “folla che sei venuta al concerto così non si fa”. Il pezzo finisce e la folla acclama il finto FrancescoMerola. Una decina di ragazze imbizzarite e in evidente calore salgono sul palco e circondano Ginobruzzè. In pochi secondi lo denudano e inavvertitamente gli fanno cadere il parrucchino. Alla visione di Ginobruzzè pelato la folla lascia il concerto sdegnata. Ginobruzzè viene picchiato e sodomizzato dai componenti del gruppo.

Il giorno dopo al bar Ginobruzzè con il volto tumefatto, sorseggiando il suo fernet branca in piedi, racconta a un paio di vecchi di aver cantato al concerto dei Motolow di Trofarello, ma nessuno gli crede e gli fanno vedere il giornale, l’Eco del Chisone che titola “Fine di un mito a Trofarello: FrancescoMerola c’ha il parrucchino che puzza di balle sudate”.