lunedì, febbraio 25, 2008

Racconti Solubili #2 (ex Racconti Polaroid)

Che notizia noiosa.
Alzo lo sguardo dal giornale e così, me la trovo davanti a me. Seduta proprio qui.
Davanti a me.
Confesso che questa cosa mi ha preso alla sprovvista. Sono turbato.
E’ una testa enorme.
Dev’essere salita a Cadorna, dopo che mi sono seduto.
Guardo meglio anche il viso. Lo conosco? No, non mi pare.
Ma tu guarda che testa. Mi attira.
Ora che lo fisso meglio, non sono solo le dimensioni assurde, ad attirarmi. Sta parlando al telefono. Che sia la forma a colpirmi? Anche le espressioni che assume hanno qualcosa di ipnotico. Non voglio fissarlo. Ma sembra che la parte bassa del suo viso, le guance, le narici e quelle labbra, che mi sembrano pure umide, così protese in avanti, sia tutta materia fatta di gomma. Mentre parla la vedo scuotersi. E’ una grande massa che si sposta, quasi liquida. E’ budinosa, una tetta di silicone che si scuote e traballa. Ma cosa sta dicendo, sembra così coinvolto? Abbasso la musica. Giro la rotella volume del mio lettore. Lui dev’essere almeno 1 e 85, non è basso. Ma la sua testa è davvero grande. E poi sembra sbilanciata in avanti. Vibra a ogni parola, adesso dice “..devi essere pronta”. “Pronta”? Lo dice con la “o” aperta e nasale, assieme alla ‘n’ lo fa sembrare un unico suono emesso da una canna d’organo. Sembra più “pronda” che “pronta”. Sento venirmi addosso un bel po’ d’aria ad ogni parola. E poi strabuzza gli occhi nel vuoto, e gesticola con la mano libera come se avesse davvero davanti a sé quello con cui parla.
Ho uno strano brivido, che mi prende?
Ha pure delle grandi occhiaie e le orbite sono molto infossate. Ha ridetto “pronta?” Mi ha sparato addosso un’altra bordata di umore acqueo. Ma perché non posso smettere di guardarlo? Se continuo così se ne accorge che lo sto fissando. Adesso ruota la sua enorme testa. E poi continua a strabuzzare gli occhi. Sono davvero all'indentro. Sono due palle di vetro. Ora che lo guardo meglio, mi accorgo che il suo naso è così grosso che, da dove parte, tra le folte ciglia nere, crea un promontorio così alto da lasciare gli occhi in ombra. Deve avermi visto che lo fisso. Smetto.
Devo smettere di guardarlo.
Gesticola, con la mano aperta, gli vedo i peli sulle falangi. Non sono tanti ma si notano lo stesso. Sono spessi. Sono dei peli spessissimi e neri. Porta la mano vicino alla testa.
Eccola di nuovo qui. Imponente e singolare.
Sta aspettando una risposta. Ha un’espressione interrogativa che gli porta tutta la faccia ancor più in avanti. Sembra tutta appoggiata sul suo enorme labbro inferiore. Un divano in pelle a 3 posti. Le narici dilatate, come per annusare l’aria, sono due caverne, gli scorgo dentro tanti peli lunghissimi. Le palle degli occhi roteano impazzite. Il bianco delle pupille è un uovo fritto sopra le occhiaie. Di colpo mi accorgo che provo una strana attrazione nei suoi confronti. Non è sessuale ne sono certo, ma è un’attrazione forte. Sento la voglia di mettergli le dita sulle narici e afferragliene le estremità. Poi vorrei fargli un sontuoso ganassino a tutta quella gran massa plastica che ha al posto delle guance. Cosa mi ricorda questa sensazione? Non ricordo, ma non è sessuale.
Ci sono! E’ la stessa sensazione che mi viene quando vedo un cane buffo e muoio dalla voglia di grattargli la pancia, oppure quando vedo un neonato grassottello. E’ quell’impossibilità di resistere al desiderio di mordicchiargli le coscette grassottelle o i piccoli talloni e fargli le pernacchiette sul collo e poi dirgli “cucicuci”. Che faccio adesso? Gli sorrido un po’ imbarazzato. Devo aver l’espressione di un folle. Non mi ricambia, è impegnato al telefono. Oddio no, ripete ancora “Pronta”, con quella “o” nascosta nel suo naso enorme che quando esce assieme alla “n” sembra quasi dica “pronda”. Ma forse sono io che ho capito così. Però mi arriva di nuovo quel soffione umido dalle sue due caverne.
Ma almeno ora ti ho riconosciuto.
Sei un enorme Pellicano. Ecco cosa sei, ti ho riconosciuto, con la tua sacca piena di pesce protesa verso di me, sotto il becco. Un bel pellicano vispo con i capelli arruffati. Vieni qui. Voglio mettere la tua testona sotto il mio braccio e con l’altra mano accarezzarti la pappagorgia e afferrarti quel bel becco carico di pesce che hai...
Sono esausto.
Adesso lo faccio.
Mi asciugo il sudore dalla fronte
Devo farlo.
Eccomi…

(aM 2.2008)

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Now playing: dEUS - I don't mind what ever Happens
via FoxyTunes

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