martedì, aprile 01, 2008

Racconti solubili #6 (parte 2)

(continua dal post seguente...strano eh?!) 

 Ogni mio movimento adesso è rappresentazione. Guardo l’orologio con un movimento da samurai, preciso ed elegante. Mi viene in mente quel mio amico che si era così innamorato di un film, e delle movenze del protagonista, da imitarne gli improvvisi scatti per spostarsi da una posizione di quiete all’altra. Era un film vecchio, forse di Antognoni (lo ricordo perché ha lo stesso nome del giocatore di calcio), mi sembra di aver provato a vederlo ma nonostante ci fosse di mezzo un giallo non sono arrivato in fondo. Il titolo era “blou”…”blou” e qualcos’altro. Lei continua a guardarmi e mi sorride. Mi sento contento della sua attenzione. Adesso le dico qualcosa, manca poco e devo scendere. Il treno rallenta, per me, inaspettatamente, vedo il cartello della stazione avvicinarsi: Canegrate?
Ma come Canegrate…? Ma dove mi trovo adesso, su che treno sono salito. Un rush d’ansia mi fa sudare freddo in un attimo. Chiedo al vecchio, mentre la ragazza mi fissa quasi interdetta: “ma dove va questo treno?”. Lui sorride rispondendomi “Busto Arsizio!”. La risposta peggiore per me, che pensavo di essere sul treno per il pezzo di Hinterland che sta da tutt’altra parte. In un secondo devo prendere una decisione. Lo faccio e mi alzo di scatto, come quel mio amico affascinato dal film con il regista che ha il nome del giocatore di calcio. Mi metto il cappotto, lascio il giornale chiuso male e in fretta sulla cappelliera e prendo la mia borsa. Arrivo veloce sul ballatoio dove si aprono le porte per scendere. Devo pure aver pestato un piede alla ragazza. Non ho avuto il coraggio di guardarla per chiederle scusa. A dire il vero non me ne frega più niente del suo sorriso. Sono sul binario 2 della stazione di un paesino di nome Canegrate, davanti al cartellone sbiadito con gli orari dei treni.
Le luci dei neon sembrano buttare fuori una malinconia da emigrante. Mi sento a milioni di anni luce da casa. Non c’è nessuno qui a parte me: è una di quelle stazioni senza biglietteria e sala d’aspetto. Devo tornare indietro a Milano Porta Garibaldi è ora scopro che il primo treno è alle 19 e 45.
Cinque minuti dopo l’inizio della finale del mio torneo di calcio a cinque.


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