giovedì, luglio 10, 2008

Racconti Solubili # 13 (? Boh?)

L'importante è che scrivi. Butta giù una parola dopo l'altra e fregatene di tutte le voci.

Ogni cosa è inutile, a seconda di quale scopo scegli di perseguire  in quel momento. Quindi scrivi, che vedrai che ogni volta sarà sempre meglio. Non pensare a cosa serve. Come un muscolo rinvigorito, la scrittura ti costringe a spremere la tua essenza, a formare il pensiero e renderlo fisico. Certo questi led che si accendono per fare le lettere non sono poi tanto più fisici del pensiero, ma è già qualcosa.

Qualcosa che testimonia la tua presenza qui.

Ecco pensavo più o meno a queste cose, davanti al monitor del mio computer, quando hanno bussato alla porta. 

-       Ha per caso visto le mie tette?

-       Cosa?

-       Le ho chiesto se per caso ha visto le mie tette?

E' un tizio secco e dai capelli grigi, ma sulla 40ina, quello che dice di aver perso le tette. Tossicchia per schiarirsi la voce.

-       Scusi ma perché ha bussato qui?

-       Non lo so, ma sul piano nessun altro mi ha risposto.

-       Ascolti…

-       Be' ha visto per caso le mie tette?

-       Ascolti..non so proprio di cosa stia parlando.

Il tizio non da segni di pazzia apparente. Ha una cravatta blu con sopra il disegno di una mongolfiera. Sulla camicia ha una patacca di qualcosa che sembra gelato. Probabilmente un magnum al cioccolato bianco.

-       Si che lo sa..non hai mai visto delle tette?

-       Si..certo, ma questo non…

-       E allora vede che mi può aiutare?

-       Va bene, allora, mi dica come sono?

-       Sono tette gliel'ho detto.

-       Intendevo di che taglia? Di che forma? A pera, a melone, cadenti, insomma si fa presto a dire tette..

Il tizio mi fissa e si caccia in gola lo stecco di quanto rimasto del gelato. Lo succhia e poi se lo leva di nuovo. Mi punta addosso lo stecco e dice – lei mi sta prendendo in giro…

Per un attimo ho paura del suo sguardo che sembra per un istante caricarsi di rabbia. Allora cerco di giustificarmi:

-       No guardi, chiedevo solamente se…

Il tizio abbassa lo stecco del gelato.

-       Va bene, me ne vado..mi scusi per il disturbo..ma da quando ho perso le mie tette ho perso un po' la testa. Cioè, no. Si ok, ha capito che questo è solo un gioco di parole, perché la testa è ancora qui. Si, fa niente..mi scusi ancora.

Nello stesso momento in cui il suo sguardo passa da un accenno di rabbia a un misto di delusione e sconforto, si gira e se ne va.

Chiudo la porta, mentre lo vedo scendere ciondolando la rampa di scale.

Mi gratto il sedere e sposto le mutande che mi si sono infilate tra le chiappe.

Il computer ha attivato il salvaschermo: un susseguirsi di foto dei miei figli smette la sua sequenza di apparizione non appena tocco il mouse.

Riprendo da dov'ero rimasto. Scrivo "i", "l", e poi "tizio"…e poi "…è quasi fuori dal portone del condominio. Triste e sconsolato, guarda delle persone a caso, alcune felici, altre senza apparenti emozioni. Si chiede per un attimo perché.

Poi, dandosi una botta alla fronte con il dorso della mano, inizia a sorridere piano poi molla gli ormeggi e diventa sempre più sguaiato: una risata piena, senza freni.

Qualcuno lo nota, e forse vede la sua maglietta con le macchie di gelato. Ma lui se ne frega, adesso che si è ricordato dove ha lasciato le sue tette, è troppo felice."

Rido anch'io, mentre mi tiro indietro sullo schienale e mi accendo una sigaretta.

 (aM 13.2008)

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