giovedì, luglio 24, 2008

Racconti solubili #14

Io sembro uno con il Telepass, lei una da trasporto eccezionale che non passa dal casello.
E’ vecchia e lenta, le caviglie sono due panettoni antiparcheggio, faccio un ultimo scattino e la precedo sull’ingresso. Schiaccio subito il tasto giusto, quello dei pagamenti dei bollettini postali e mi allontano nell’androne delle Poste di Via Garibaldi.
Lei, la vecchia, sento che mi da del giovane maleducato con qualche spettatore involontario e poi inizia a chiedere aiuto su cosa deve schiacciare.
Ma io sono già seduto a guardare il tabellone luminoso. Ho il C184 e se leggo bene in alto dovrei avere una ventina di persona davanti a me.
Sono tante mentre le casse aperte sono solo 3.
Incomincia a prendermi una certa forma di ansia. Un’ansia strana, quasi più una forma di smania, il desiderio di vedere uscire sempre più numeri vicino al mio sul tabellone del codometro.
Il primo non mi gioca a favore, A123 sono quelli del bancoposta, son clienti pesanti questi: non è come spedire una busta o pagare un bollettino, dove ci sono di mezzo i propri soldi ci vuole più tempo. Chiedi sempre conferma “ma questo importo è corretto?”, “cosa vuol dire commissione lavorazioni esterne?”. E il tempo passa senza vedere cambiare il numero sul display a led rossi posto sopra alla cassa.
Guardo il signore in piedi, si è alzato dopo che ha visto H36 (per la cassa 6) lampeggiare dopo il segnale sonoro. Probabilmente ha il biglietto H37 o lì vicino. Cerca di capire quale sia il cliente più avanti nelle operazioni, il primo che finirà di essere servito e che lascerà quindi la cassa libera di ottenere un altro assegnamento. Un altro numero, eccolo alla cassa 8, ma è di nuovo un cliente banco posta A125. Il signore sbuffa e si mette a guardare l’orologio.
Ha fretta, mentre io vedo cominciare la mia rimonta
C170, C171 e C172 passano in un minuto, benedetti quelli che se ne vanno impazienti!
Mancano ancora 13 persone davanti e sono dentro da soli 10 minuti.
Sono euforico e aspetto il prossimo segnale, eccolo C173, niente bancoposta o spedizioni urgenti, sono nel cuore di chi o cosa gestisce la coda.
Poi di colpo una bella batosta e cado in preda alla delusione più nera: passano uno dietro l’altro, lenti come TIR in salita 5 codici che iniziano con la B. Arriva l’ultimo il B152 che ancora non ho capito bene cosa debbano fare quelli con questo tipo di codice.
Ma si riparte il mondo è un flipper colorato e ad ogni cicalare del suono che anticipa i numeri vedo la distanza con il mio C184 svanire. Sono esausto di gioia e trepidazione, mi alzo al C182 perché ormai sono tutto un bollore.
Sono mercurio vivo.
Guardo intorno le casse, quale sarà la mia?
Devo stare calmo, ma sono eccitato come un bambino al parco giochi, ancora pochi secondi e uscirà il mio numero.
Eccolo: C184.
Mi guardo attorno paonazzo, sono felice.
Ma la felicità è una cosa passeggera, passa subito.
Io però ho voglia di riprovarla, un’altra volta, ancora e poi ancora.
Faccio una pallottolina del cartellino con il numero e prendo la strada per l’uscita.
Mi busco un po’ di caldo qui fuori e poi mi rifiondo dentro a riprovarci.


(aM 14.2008)

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