venerdì, maggio 24, 2013

La Proloco di Spezia ha affittato il cielo di Irlanda

Il mitico campetto del Candor
La scorsa settimana sono tornato a casa per un paio di giorni. In macchina quando sono arrivato al bivio per Genova, dalla grande pianura asfittica, il CD ha sparato fuori "Goin to California". Perfetto.
Mancavo da tempo e nelle precedenti passate non avevo mai avuto occasione di una visita approfondita. Questa volta invece ho potuto girare Spezia a piedi in lungo e in largo e rivedere alcuni posti dove non mancavo veramente da 20 o 30 anni, come ad esempio il campetto dell'oratorio, peraltro scarsamente visitato, dove ho iniziato a dare calci a un pallone. Anche la città si era preparata a ricevermi e il vento e le nuvole erano state noleggiate direttamente dall'Irlanda, condizione del tempo che io adoro, essendo nato in autunno e quindi amante di tutto ciò che non è né troppo caldo e né troppo freddo e possibilmente con un bel vento in grado di modificare il paesaggio, le luci e gli odori il più possibile; "la via di mezzo"avrebbe detto il Buddha. Ho visto cose che non avevo mai notato come la bellezza del teatro Civico visto dal retro, la fortuna di avere tanto mare e tanto verde così vicini da dimenticarsene. La strana sensazione di non essere sulla strada più famosa dell'esistenza.
E forse questo è il punto, le cose che non dai mai per scontate, e che puoi godere solo con parsimonia, sono le migliori, te le gusti sino in fondo, come fossero l'ultimo tiro della sigaretta del condannato a morte. Forse se abitassi ancora qui, non avrei apprezzato così questa mia veloce esperienza. E la prossima volta, se non si guasta di nuovo la fognatura, magari riesco anche ad andare a mangiare al nuovo ristorante Vegano "Origami" assieme a mio fratello Thomas.
Chissà?

La vista del mattino
Son spariti gli alberi verso l'arsenale
Il Parodi?
Via del Prione (il buco del culo della mondanità)
Spezia sembra viva: il nuovo museo del rifugio 
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