lunedì, dicembre 13, 2010

Ginobruzzè su Marte

Ginobruzzè e la Missione su Marte.


Ginobruzzè ha letto su Cronaca Vera che nella prossima missione per Marte si scoperà e pure tanto e così si è deciso a diventare astronauta. La missione prevede infatti un equipaggio composto da 9 donne e un solo uomo: chiusi per due anni in una scatola di sardine a motore, prima o poi le settimane enigmistiche finiranno si dice ginobruzzè, è impossibile non scopà come ricci su ‘sto razzo.
Dopo aver acquistato in edicola “Astronauta per tutti” ginobruzzè si sente pronto per andare a CapeCanaveral e passare la selezione: perché a fare l’astronauta sì che si scopa per davvero.
Ginobruzzè compra la panca per farsi gli addominali di ferro e magic harry per tagliarsi i capelli che ha visto su mediaset trade, il classico acquisto di getto dato che ginobruzzè è completamente pelato.
Ginobruzzè parte per l’america in pullman.
Arrivati a Carmagnola ginobruzzè chiede alla sua vicina di posto se per caso si può scopà sul torpedone. La vicina è ucraina e non capisce l’italiano, quindi ginobruzzè esegue il gesto del clacson sillabando ad alta voce: sco-pà, scooo-paà. L’autista lo vede e così suona il clacson “po-po”, “po-po” coprendo la voce di ginobruzzè. La vicina ucraina non ha capito e fa il gesto internazionale del “cazzovuoi?”. Ginobruzzè allora esegue di nuovo il gesto del clacson sillabando ad alta voce: sco-pà, scooo-paà. L’autista lo vede e così suona il clacson “po-po”, “po-po”, coprendo la voce di ginobruzzè. La vicina ucraina continua a non capire e fa il gesto internazionale del “cazzovuoi?”. Ginobruzzè allora esegue ancora il gesto del clacson sillabando ad alta voce: sco-pà, scooo-paà. L’autista lo vede e così suona il clacson “po-po”, “po-po” coprendo la voce di ginobruzzè. La vicina ucraina continua a non capire e fa il gesto internazionale del “cazzovuoi?”. Questa cosa va avanti per circa due mesi, quando il pullman arriva a Sant’Antonio del Monte di CapeCanaveral, frazione di Capecanaveral, a meno di dieci minuti dalla fine del viaggio. Ginobruzzè fa all’autista, signor autista ma perché invece di guardarmi cortesemente non prova a guidare il pullman? L’autista si gira con un’espressione come per dire “ma guarda che persona antipatica che non sa stare a un bel gioco innocente”. Ginobruzzè allora esegue ancora il gesto del clacson sillabando ad alta voce: sco-pà, scooo-paà. La vicina ucraina finalmente capisce e risponde, ma non potevi dirmelo prima, lo avrei fatto volentieri anche per passare il tempo, ma ormai siamo arrivati, scendo alla prossima.
Ginobruzzè si mette a piangere ma poi si tira pensando che è stato solo un episodio sfortunato, come quella puntata dei Cesaroni in cui la figlia resta incinta del parcheggiatore abusivo albanese.

Arrivati a CapeCanaveral di Sotto frazione di Capecanaveral, ginobruzzè, l’ultimo rimasto a bordo, scende. L’autista, dopo aver suonato il clacson “poo-poh”, gli fa: “per arrivare a capecanaveral devi fartela a piedi lungo questa strada, quando vedi un autogrill fermati e chiedi. Occhei, grazie fa ginobruzzè aggiungendo il gesto del saluto militare. L’autista fa un cenno come per dire ma questo è matto con la testa, suona ancora il clacson “poo-poh”, chiude la porta e si rimette in viaggio verso Porta Susa.

Ginobruzzè arriva alla Nasa e suona al citofono. Una voce chiede “Chi zei tezorro?”. Ginobruzzè risponde “Sono ginobruzzè”. Si aprono i cancelli e Ginobruzzè fa i suoi primi passi nel sancta sanctorum della fantascienza mondiale ed è emozionato come quella volta che ha trovato un grattaevinci per terra fuori dal carrefour express di corso Moncalieri. “Brava Nasa certo che sei proprio grande Nasa” dice ginobruzzè poi una voce da un altoparlante gli fa “Ginobruzzè cheffai?!”. Ginobruzzè si blocca per un attimo guardandosi in giro senza scorgere nessuno. Per un attimo ha la sensazione di aver già sentito anche questa voce. “Ginobruzzè mettiti le pattine sai, che abbiamo appena passato la cera in Nasa!”.

Due ore dopo Ginobruzzè è già vestito come un omino michelin con scritto sulle spalle Ginobruzzè. “Che fortuna Ginobruzzè” e “ma che bravo ginobruzzè” pensa ginobruzzè tra una centrifuga e l’altra e dopo un giorno di prove, passato quasi del tutto a imparare come si fa a andare al gabinetto spaziale, arriva il gran giorno della partenza.
Ginobruzzè viene sigillato nel razzo assieme alle 9 donne prescelte. Il razzo parte e Ginobruzzè chiede alle 9 donne se si può scopà. Nessuna di loro risponde se non con il gesto del medio. Ginobruzzè si accorge subito che sono delle donne strane perché vengono tutte da San Francisco, hanno i capelli rasati a spazzola e soprattutto tutte quante usano uno strano attrezzo a forma di manganello che quando vibra fa il rumore come di un rasoio che gode. Una roba tipo zzzzz-ahhh-siiii.
Le 9 donne combuttano contro ginobruzzè e lo obbligano a fare tutte le cose più pericolose tipo buttare fuori la spazzatura, stirare le tute spaziali, cambiare il rotolo della carta igienica e cucinare le pillole multivitaminiche. Un giorno Ginobruzzè si stufa e chiama terra. Nella grande stanza delle operazioni appare sui 3 maxischermi la testa pelata di Ginobruzzè.
“Ginobruzzè ci sono le televisioni di 300 nazioni collegate cosa vuoi dire?”
Ginobruzzè si schiarisce la voce e poi fa “no, niente è che Houston, qui c’abbiamo un problema”
“Che problema c’è Ginobruzzè?”
“Niente è che qui non si riesce proprio a scopà” appena terminate queste parole le 9 donne prendono Ginobruzzè e al grido di “maschio depresso masturbati nel cesso” lo gonfiano di mazzate con il braccio meccanico e le parabole satellitari per le comunicazioni.
Al bar Ginobruzzè tra un fernet branca e una sambuca racconta agli amici di come Marte non gli sia piaciuta per niente e che l’anno prossimo andrà di sicuro in campeggio.
Perché li si scopa, si scopa per davvero.

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