sabato, dicembre 04, 2010

Ginobruzzè e FrancescoMerola dei Motolow

Ginobruzzè si sveglia una mattina e decide che vuole diventare FrancescoMerola.

Sì proprio lui, FrancescoMerola il cantante dei Motolow, perché se sei FrancescoMerola scopi, scopi davvero.

Così Ginobruzzè inizia a seguire FrancescoMerola ovunque. FrancescoMerola va a lavorare e pure Ginobruzzè va a lavorare, FrancescoMerola va a comprare le cravatte fatte strane come quelle dei cantanti anni ’60 e pure Ginobruzzè va a comprare le cravatte fatte strane come quelle dei cantanti anni ’60, FrancescoMerola va a comprare la bamba e pure Ginobruzzè va a comprare la bamba, FrancescoMerola va a scopare e Ginobruzzè resta fuori. La portinaia dell’abitazione di FrancescoMerola blocca Ginobruzzè proprio nel momento di entrare. “Ginobruzzè! Che fai!” gli dice la portinaia guardandolo intensamente e puntandogli l’indice contro. Ginobruzzè pensa di aver già sentito questa voce. “Pussa via Ginobruzzè!” gli ordina la portinaia e Ginobruzzè esce dal portone piuttosto pensieroso e deluso e così per trovare conforto si compra un paio di gratta e vinci e si fa una partita a videopoker. Rientrando a casa Ginobruzzè pensa “eh no portinaia, così non si fa” oppure “Portinaia cattiva”. Ma il pensiero che più di tutti gli dà fastidio è quello di sapere che se fosse stato FrancescoMerola la portinaia lo avrebbe di sicuro fatto entrare e magari avrebbe anche scopato subito e per davvero.

Ginobruzzè si guarda allo specchio e si accorge che FrancescoMerola c’ha una cosa che lui non c’ha: i capelli. “Non me n’ero mai accorto!” esclama Ginobruzzè, “ora ho capito come si fa a scopà”, aggiunge. Esce a comprare una parrucca, perché coi capelli di FrancescoMerola si scopa, si scopa davvero. Alla fine di Corso Orbassano trova un chiosco che fa wurstel coi sottaceti e vende chinotti e birre. “C’hai una parrucca come i capelli di FrancescoMerola?” fa Ginobruzzè guardando il tipo del chiosco senza scendere dalla bici. Fa freddo e gli esce del fumo dalla crapa sudata. “Secondo te io vendo parrucche qui?” dice il chioscaro. Ginobruzzè lo osserva stupito, poi gli fa “No eh? Vabè fammi un panino col wuste e il peperone sottolio”. Il tipo gli fa il panino e poi dopo un paio di minuti gli dice “ma sta parrucca la vuoi oppure no?”. Ginobruzzè dice “certo che la voglio, dove ce l’hai?”.

“Dentro al furgone, se mi segui te la do subito” gli fa. Ginobruzzè pensa “questa si che è fortuna” e “che bravo questo chioscaro”.

Dentro al furgone il chioscaro si tira giù i pantaloni e le mutande. Ginobruzzè gli guarda quella cosa strana che gli penzola tra le gambe. Poi gli fa “ma perché tieni quel parrucchino sotto le mutande?” e il tipo gli fa “perché d’inverno fa freddo e così tengo le balle al caldo”. Ginobruzzè annuisce ammirato per questa conclusione logica.

Il parrucchino sembra proprio uguale ai capelli di FrancescoMerola pensa Ginobruzzè, che lascia un paio di 100 Euri al chioscaro. “Per il panino e il chinotto, il parrucchino è gratis perché mi sei simpatico” gli fa il tipo. “Sei proprio una brava persona devo proprio dirtelo!” gli fa Ginobruzzè. Così si infila subito il parrucchino e mulinando sulla bicicletta si dirige come una furia a Trofarello dove i Motolow suonano alla decima fiera del “fagiolo borlotto con le cotiche di Trofarello”.

Arrivato sul luogo del concerto con il parrucchino in testa un paio di ragazze lo scambiano subito per FrancescoMerola e gli chiedono esplicitamente di scopare con lui contemporaneamente. Ginobruzzè si commuove e proprio sul momento di potersi appartare con le ragazze e poter coronare il sogno di un paio di vite (comprese le precedenti reincarnazioni come tabaccaio e tassista) il bassista dei Motolow lo prende per un braccio e lo porta sul palco, dove gli altri della band stanno già facendo casino con i loro strumenti elettrici. “FrancescoMerola ti sei dimenticato che dobbiamo suonare?” gli fa. Ginobruzzè preso dal panico gli dice “io sono Ginobruzzè!”. Ma il suono è già troppo forte e la folla esplode in un applauso alla vista del frontmen che sale sul palco. “Sono Ginobruzzè! Sono Ginobruzzè” ripete, ma il bassista non capisce e gli fa “il geghegè lo suoniamo alla fine, adesso non rompere e vai al microfono”. Ginobruzzè va al microfono e davanti alla folla in attesa dice “Sono Ginobruzzè” e la folla gli urla “Sono Ginobruzzè”. “Non avete capito io sono Ginobruzzè” e la folla “Non avete capito io sono Ginobruzzè”.

La band inizia a improvvisare una jam session, mentre Ginobruzzè continuna a ripetere “non avete capito sono io Ginobruzzè” oppure “folla che sei venuta al concerto così non si fa”. Il pezzo finisce e la folla acclama il finto FrancescoMerola. Una decina di ragazze imbizzarite e in evidente calore salgono sul palco e circondano Ginobruzzè. In pochi secondi lo denudano e inavvertitamente gli fanno cadere il parrucchino. Alla visione di Ginobruzzè pelato la folla lascia il concerto sdegnata. Ginobruzzè viene picchiato e sodomizzato dai componenti del gruppo.

Il giorno dopo al bar Ginobruzzè con il volto tumefatto, sorseggiando il suo fernet branca in piedi, racconta a un paio di vecchi di aver cantato al concerto dei Motolow di Trofarello, ma nessuno gli crede e gli fanno vedere il giornale, l’Eco del Chisone che titola “Fine di un mito a Trofarello: FrancescoMerola c’ha il parrucchino che puzza di balle sudate”.


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