venerdì, aprile 10, 2009

Non si vive per niente?


A destra la cucina, dopo un breve disimpegno. A sinistra la camera da letto e la sala, con un televisore per l'epoca enorme che attirava la mia attenzione perchè quando si accendeva appariva dal nulla nel bordo di vetro che racchiudeva lo schermo, un puntino di luce verde: allora l'ipotesi di un touch screen era più remota di uno scudetto all'inter. Ma quel cassone era quasi sempre spento e coperto con una sorta di centrino fatto all'uncinetto e inamidato (andava di moda miliardi di anni fa). Le persiane le ricordo sempre chiuse e la luce entrava nell'appartamento dalla cucina, piccola e che dava s'uno spazio abbastanza aperto di retrofacciate di palazzi anni '20 (questo lo comprendo solo ora) con i soliti panni stesi. C'era un mite odore di "Ecco" una sorta di orzo espresso solubile dalla confezione con le righe bianche e nere alternate simile alle facciate delle chiese romaniche delle mie parti. E poi ogni tanto saltava fuori, da dove non ricordo, un piatto di gnocchi fatti in casa, al ragù. Mi piacevano freddi, mi piaceva tirare fuori ogni singolo gnocco dal blocco unico che si era formato lasciandoli raffreddare; una sorta di Michelangelo delle patate. Ogni tanto nella camera andava a dormire la nipote "mongoloide" (o forse spastica non ricordo) che mi divertivo a infastidire con un ago: Monsieur Rousseau, quando concepì il buon selvaggio, le venne mai in mente la crudeltà dei bambini piccoli...
Poi un giorno mentre dormivo nel letto a casa dei nonni, nel dormiveglia sentii mia mamma dire a sua mamma, mia nonna, che la zia Maria, la sorella di mia nonna, era morta. Le sentii piangere. Lo avrei fatto anch'io forse, se il concetto di morte mi fosse stato chiaro come lo è adesso. In fin dei conti quella donna è stata quella che nei prim anni della mia vita mi ha custodito mentre tutti intorno a me lavoravano. Per uno strano scherzo del destino, lei, così brava a fare da zia non assaporò mai il piacere della maternità. Adesso, nonostante la grande riconoscenza che dovrei nutrire nei suoi confronti, faccio molta fatica a ricordare qualcosa in più di quello che ho scritto qui.
Mi rendo conto che è poco, ma ti prego di accettarlo come ringraziamento, Maria.

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