lunedì, marzo 10, 2008

Racconti solubili #4 (ex racconti polaroid)

- dai dimmi cosa ne pensi ne ho fatti due sulla stessa falsariga...
Mario prende i due fogli in mano e inizia a leggere.
Mi sento osservato.
Niente di che, ma ho la sensazione di essere osservato.
Mi giro di scatto, anche se mi rendo conto di poter sembrare un po’ rincoglionito, ma sento qualcosa di estraneo qui intorno. Qualcosa di alieno.
E pensare che io non faccio nulla di particolare. Lavoro in un negozio di tessuti. Lana, misto cotone, fresco lana, punto croce. Tutti termini tecnici del mio universo. Ma in questi odori e in questi termini mi ci ritrovavo. Almeno sino a qualche minuto fa. Tutto a un tratto ho avvertito come un qualcosa che...una sensazione di.., insomma come quando viene aperta una porta che da sull’esterno e anche se non la vedi aprire senti che nell’aria qualcosa è cambiato. Ho controllato, non è entrato nessun cliente e sono solo nel negozio. Guardo anche dietro quella colonna porta rotoli là in fondo. Ho un po’ di ansia, adesso. Fischietto. Non posso essere così andato! Adesso guardo anche lì dietro.
Niente.
Non c’è nessuno qui dentro, ma io continuo a sentirmi osservato.
- allora cosa ne pensi?
- Non ho ancora finito, dammi il tempo di finirlo, cos’è un racconto?
- Si, almeno dovrebbe...
Adesso avverto anche dei rumori. Sono diventato paranoico, ma è come se avessi sentito un fruscio. Una eco di voci lontanissime, o forse il rumore di una televisione fuori sintonia..un dialogo tra due persone. Ricontrollo i luoghi, ma non me la sento di andare nel retro. Adesso ho davvero paura.
Una paura assurda.
Anzi una paura dell’assurdo, so di essere osservato. Deglutisco e cerco di trattenere un brivido inaspettato. Adesso ho la certezza più atroce.
Inizio a sudare. E’ quel tipo di sudore viscido che sa di cipolla...
Ho capito che chi mi osserva non è di questo mondo. Mi sento un pupazzo nelle mani del destino. Un personaggio in un racconto di poco conto.
Che sia il diavolo?
La morte?
Dio?
Mario alza lo sguardo verso l’amico che lo sta fissando interrogativamente.
- Allora che te ne pare?
- Boh, ma si dai carino..e poi tu l’hai fatto apposta, prima, a interrompermi per dare più senso all’aspetto dei rumori che sentiva il personaggio..
- E bravo Mario mi hai sgamato...leggi il secondo adesso, così dopo puoi spararmi addosso con più argomenti...
- Ok, ma poi dove andiamo..?
- Facciamo un salto alla macchinetta del caffè al terzo piano, sento Massimo se ci raggiunge..
- Ok..
Mario si appoggia al tavolo e, dopo aver messo davanti il foglio che era sotto a quello con il racconto che ha appena finito di leggere, inizia a guardarlo. Sembra interessato.
Il tizio pelato si muove senza troppa ansia. Passa da una stanza all’altra come se avesse dimenticato qualcosa, ma non ricorda più cosa. Le valige sono sul letto. Una è ancora aperta. Guarda fuori dalla finestra. Sembra preoccupato, guarda in basso verso la strada. Poi entra in una porta e sparisce.
Dopo qualche minuto ne esce rimettendosi a posto la maglietta dentro i pantaloni e tirando su la zippo dei pantaloni. Apre il cassetto di fronte alla camera da letto e tira fuori delle cose. Sembrano magliette, mutande e qualche pantalone. Li tiene appallottolati, come un unico oggetto e si volta.
Butta tutto dentro la valigia aperta. Prova a chiuderla. Non ci riesce. Ci si siede sopra, ma non riesce a chiuderla. La riapre e ci rovista dentro. Tira fuori una busta nera e la apre. Ci sono dentro delle mazzette di banconote. Ne ha prese sei o sette e le ha messe sul letto. Esce dalla camera.
Quando rientra ha indosso una giacca molto grossa. Sistema le mazzette nelle varie tasche.
Deve aver sentito un rumore perchè si blocca di colpo.
- Allora hai finito di leggere?
- Un’altro giochetto? Guarda che ho già superato il pezzo in cui il tizio sente i rumori...stavolta ti è andata male..eh?
Mario sorride e riprende a leggere.
Si rimette a cercare qualcosa. Ha molta fretta. Si asciuga la fronte con la manica della grande giacca. Sta sudando molto. Rimette la busta nella valigia e ci si siede sopra per chiuderla.
Adesso ci riesce. E’ molto teso, la sua faccia è paonazza.
Torna a guardare fuori. Guarda dappertutto. Verso la strada in basso, lungo il grande viale che porta al municipio. Verso il cielo grigio di questa giornata invernale. La luce lo abbaglia per un istante..
Si vede che si sente osservato.
Quando alza lo sguardo verso i tetti, dove mi trovo io, ho già premuto il grilletto su questo tizio che ha messo la sua mano sopra gli occhi per riuscire a mettere a fuoco meglio.
Forse non il miglior giorno dell’anno per farsi ammazzare...
- Si, anche questo non è male...ma lo sai che i racconti così non mi dicono un granchè..questi giochini alla Borges non mi scaldano, già visti mille volte...e poi sei un infame perchè il personaggio che fai morire è pelato come me..
- eh si, sei proprio una cazzimma di merda, anzi un bancario cazzimma pelato di merda.
Mario ride poi si blocca per un’istante.
- non hai sentito un rumore?
Silenzio. Mario si blocca come per tentare di ascoltare con più attenzione. Poi si mette a ridere di nuovo.
- Ci sei cascato eh?!
- Eh si, ma chi vuoi che ci metta in un racconto a noi due...?!
- Moccia?
- Magari, almeno ci potremmo chiavare anche qualche giovane studentessa..anzi parlo per me visto che tu, Marione, sei un ricchionazzo..pelata cazzimma ...
- ..e hai dimenticato bancario di merda...!

1 commento:

Anonimo ha detto...

siete tutti froci