martedì, marzo 18, 2008

Racconti solubili #5 (parte 2)

Adesso l’unica paura che ho è che la parte più pigra e razionale di me, la stessa che alimenta quelle voci che mi dicono “ma cosa fai…? E’ tutto inutile..” abbiano la meglio sulla mia voglia di scrivere. Ci sono solo due cose che mi salvano per il momento: la prima è che se scavo dentro di me esiste forse un altro motivo per cui scrivo. E’ un qualcosa che ha a che fare con il tempo che passa e alcune piacevoli sensazioni provate tanti e tanti anni fa. Vorrei provare a riscrivere in dettaglio e usando le parole giuste che cosa ho provato in modo da poter testimoniare a me stesso che ho davvero vissuto quei momenti. E inoltre, se ci riuscissi, sarei in grado di trasferire questa esperienza anche ad altri. Ci ho provato varie volte e non ci sono mai riuscito, ma il legame con il me passato è ancora così forte che, quando quella voce sta per aver il sopravvento, facendomi sentire inutile come scrittore, mi basta ripensare a quelle sensazioni che mi torna la voglia di riprovare a fissarle sulla carta, ancora una volta.
Allora, ci riprovo.
Sono a La Spezia, poco lontano da casa dei miei nonni, in una delle viuzze che collegano il centro storico al grande viale alberato che fronteggia le mura dell’Arsenale militare. Dev’essere autunno da poco o primavera inoltrata, verso le ultime ore del giorno. Le 17 e 30 circa, credo. MA non di domenica, di questo sono sicuro. Guardo verso l’Arsenale, dove finisce il muraglione, verso l’alto, vedo la grande sagoma verde scuro, con qualche puntino bianco baluginante, delle montagne attorno alla città (a parte il lato aperto sul mare), con i suoi minuscoli paesotti da presepe incollati sopra. E ancora più in alto il cielo terso color azzurro. Diverse tonalità di azzurro dalla più scura sino a un colore più simile al bianco con striature rosa proprio dove il sole si è appena tuffato. Il contorno dei monti è una riga nitida. Tutto questo panorama è compresso nella porzione che le due case che costeggiano la viuzza ti lasciano osservare. Sembra di entrare in un universo di luce calma. Così mi viene una gran nostalgia di tornare a casa, di indossarla e di sentire quel brivido che di solito si prova quando in una notte fredda ci si butta sotto le coperte, ancora fredde, per poco, giusto il tempo di accogliere il calore del tuo corpo e restituirtelo.
La seconda cosa che mi salva è una soluzione che ho trovato da poco e sembra per il momento funzionare. E’ semplice, faccio così: quando la voce arriva e le sento dire “ma cosa fai…? E’ tutto inutile..”, allora mi giro verso di lei, la Grande Noia Nera (perché lo so che c’è lei dietro questa voce) e le rispondo che in fondo non ho granchè altro da fare…quindi meglio continuare a scrivere, fosse anche una perdita di tempo.
Non m’importa.
Lei mugugna e mi fissa per un attimo in segno di sfida.
Sputa, poi se ne va.

(aM 5.2008)
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Now playing: Placebo - Every You Every Me
via FoxyTunes

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