lunedì, maggio 12, 2008

Rodrigo Buchago: un caso letterario molto curioso (Seconda parte)

Intervista a Rodrigo Buchago ("Marcia" numero 12, novembre 2007), traduzione di Mario Selaschetti
 
Seconda parte (Continua dal post precedente).

Visto il personaggio che ha scelto, l'Italia le piace?

RB: be' non saprei, non ci sono mai stato, ma mi dicono che sia un paese con una classe politica che è lo specchio esatto della sua gente: rumorosa, litigiosa, egoista e sempre pronta a fregare. Poi conosco un po' il  loro calcio, il Milan..gli arbitri venduti (ride Ndr), la spazzatura a Napoli, la città di Maradona.

Già il calcio, una delle sue grandi passioni, ma nelle sue poesie non c'è n'è traccia…

R.B.: Non è una cosa volontaria e non è detto che non lo farò mai. Ma vede (indica la parete dove campeggia una maglia a righe giallonera del Penarol con il numero 10 NdR) il calcio è una cosa seria, non è roba da infilare nelle poesie…chi ci ha provato ha sempre fatto una figuraccia.

Parla del poeta italiano Saba e la sua poesia "Goal"

R.B.: Saba? Non lo conosco, devo essere sincero…no, mi riferivo ad altri molto più vicini a noi (probabilmente si riferisce a Gonzalo Ricci e la sua "Rete infinita" Ndr).

Torniamo alla figura di "Alessio Marchetti", non c'è pericolo che somigli alle figure dei piccoli burcrati create da Mario Benedetti nel suo "Poemi dell'ufficio"?

R.B:: No, assolutamente no (Rodrigo Buchago sembra corrucciarsi NdR) le poesie di Mario, bellissime, cercano di mostrare la nuova modernità, concentrandosi sulle nuove regole di relazione imposte dalla burocrazia. Il mio personaggio non è cosciente di nulla, di niente. Cerca di capire se c'è qualcosa degno di essere raccontato in tutto quello che vede o gli capita. Relegandolo in un ambiente moderno ho solo voluto soffiargli un anelito di Realismo in più. E' un uomo tipicamente moderno che vive una situazione moderna, ma la sua ricerca della Verità e della Realtà è una cosa senza tempo.

E l'ha trovata questa verità? 

R.B. sinceramente non lo so, è un po' che non ci sentiamo (Rodrigo Buchago resta molto serio in questo passo, NdR). Ma c'è una cosa che vorrei precisare, a Marchetti non interessa conoscere tanto il perchè si vive, la Verità, quanto piuttosto lo scoprire cosa si deve fare per vivere senza noia. Lui pensa che la noia sia una specie di cartina di tornasole del fatto che quello che fa non ha alcun senso e non lo porterà alla salvezza eterna. Quella con la "s" maiuscola per intenderci. Cerca una ragione per vivere, che allo stesso tempo gli faccia passare il tempo. Ma questo non è un problema mio dopotutto (Buchago si porta il bicchiere di Cherry alla bocca e tira un bel sorso, NdR).

Una visione teleologica del suo mondo?

R.B: No, la televisione non c'entra nulla (ride, NdR), e nemmeno l'esistenza certa di uno scopo per questa nostra vita. Lascio agli amanti della filosofia cose del genere, Alessio non ha nessuna certezza lo ripeto, certo se questo Scopo ultimo esistesse, lo troverebbe appagante e lenitivo. In questo senso la sua è una ricerca costante, molto umana e senza troppa speranza di successo: non è altro che una lieve deviazione dal più classico edonismo che ci unisce tutti, in qualità di Uomini.

Marchetti ha in qualche modo dei modelli a cui s'ispira?

R.B. Si, perchè li cerca disperatamente o forse perchè cerca di sfuggirne, una volta trovato uno. Come detto prima, pensa che lo scrivere sia una di quelle cose giuste, in grado di salvarlo dalla noia e dalla morte, ma non ne è convinto completamente, perché ogni tanto si annoia pure a far questo, così cerca nelle opere degli altri, con curioso accanimento, per vedere se questa cosa l'hanno pensata e scritta anche altri. Legge Whitman, Pound, Montale, Carver, Buchago (ride, NdR) e Julio Repente, certo. Ma poi li dimentica tutti.

Cambio discorso. Molte poesie parlano di pendolarismo, o sono ambientate sui mezzi pubblici pieni di gente che va al lavoro. Ci perdoni, ma lei che ne sa?

R.B. Molto poco, è vero, ma anche se non ho mai lavorato e vivo in un paese senza traffico, ho molta immaginazione. Del resto non occorre essere stato un cavallo per essere un ottimo fantino…(ride Ndr). A essere onesto è la mia unica qualità. O meglio ne avrò anche altre ma sono  probabilmente troppo utili per farci dell'arte. Non ho nemmeno figli, almeno riconosciuti (ride Ndr), eppure il mio personaggio sente la necessità di fare poesia per descrivere un momento carico di significato come la nascità di un figlio. Insomma mi ci volevo sentire in una situazione del genere, senza il dover pagar loro le rate dell'Università (Rodrigo Buchago chiama I suoi due pastori tedeschi "Morgan e Julian" che accorrono scodinzolando, Ndr) e soprattutto molto meno ubbidienti di loro…

Ha scritto una poesia "Soluzione" in cui il suo alter ego, sostiene, a suo modo come un paradosso, che la persona inventata, quella letteraria, sia lui e che lei, sia il suo effettivo creatore. Solo un gioco di logica?

R.B. No, semmai un omaggio a chi ha dato un'interpretazione, molto prima e molto meglio di me, su cosa sia questa nostra vita e come in essa, le opere letterarie, vi trovino posto. Mi riferisco ovviamente a Borges, a una delle poche  cose che sono riuscito a comprendere appieno, tra quelle che ha scritto, e cioè che anche i personaggi che creiamo sono reali, o meglio, acquistano una loro complessità reale. E questo vale per le creazioni in letteratura ma anche per quelle sui nuovi media siano essi TV, cinema o internet. Siamo tutti, noi e i nostri personaggi, creature di sogno. Resta da capire se dello stesso autore…

Qual è il suo film preferito?

R.B. Devo ammettere che non riesco più a concentrarmi molto per oltre un'ora…quindi non riesco più a vedere film. Adesso guardo molto più le serie televisive come Dexter o Criminal Minds. Ma uno ce l'ho anche se un po' vecchio, è "Verso il sole" di Cimino.

E il gruppo musicale?

R.B. Ne ho diversi, ma così su due piedi le dico Neil Young, Arcade Fire, Fiery Furnaces e Joy Division..poi tutto è relativo al periodo in cui lo si chiede. Oggi sono questi.

Passiamo alla letteratura, qualche consiglio sulle letture?

R.B: anche con I libri mi capita la stessa cosa del cinema, così preferisco I racconti ai romanzi e le poesie con un po' di narrazione ai racconti stessi. Direi Cechov – I racconti della maturità, Carver per le poesie. Non sono un amante del simbolismo e della ricerca delle parole complicate, preferisco le cose minimali come I mobili ikea o gli haiku giapponesi (ride per l'assonanza musicale ikea-haiku NdR). Certo Ezra Pound…

Quali desideri ha per il futuro? La pace nel mondo, la fine della miseria, vincere il Nobel (al momento dell'intervista non erano ancora circolate I rumors che lo vedevano candidato per l'America Latina NdR)

R.B. …mi piacerebbe che il Penarol vincesse ancora l'Intercontinentale (pensiamo a una battuta ma Buchago resta molto serio NdR).

 

(Si ringrazia "Marcia" per il materiale riprodotto)
 

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