martedì, agosto 04, 2009

Korniglia: l'affare s'ingrossa!

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“Parlo di quel pacco enorme di mariuana che il tuo amico ricchione ti ha portato qua dentro. Perché è qui che sta adesso non è vero..?”

Alessandro sente arrivare queste parole dalla stanza del bar. Pensa e se anche lo fossi un po’ ricchione?

Poi veloce compone 123456787654321 sul telefono scassato, un vecchio telefono, forse il primo con una tastiera al posto di quelli con la Ghiera che quando la si usava faceva tottotottotò per ogni numero. Senza alcun rumore meccanico o di movimento alle sue spalle si apre una delle pareti, si sposta con incredibile velocità una lastra spessa almeno un metro, lasciando intravedere molto lontano una luce.

Alessandro s’infila nel corridoio scuro e avanza verso la luce, raggiunta una fotocellula la grande lastra alle spalle si chiude e dopo qualche istante una serie di luci al led illuminano la strada. Dietro di sé sulla grande lastra appare un piccolo monitor LCD che si accende all’istante. Vede la gente nel bar e il Maresciallo. Non c’è Audio. Resta un attimo a pensare poi pensa “Matteo se la caverà come sempre, tanto il Maresciallo pensa solo alla droga. Di questa roba nessuno si preoccupa qui a Corniglia.

Alle pareti del corridoio che alterna pezzi di roccia umida a tratti in mattone e pietra lavorata scorge alcune scritte tra cui “viva la figa” e il simbolo della pace e quello dell’anarchia.

Sente dei rumori in lontananza, verso la luce, così affretta il passo. Una bella discesa da fare.

Dopo almeno n centinaio di metri il corridoio si apre.

Entra in un enorme atrio. Conta mentalmente i portoni che vi si aprono. Sono 7, lui sceglie quello sotto il Leone di marmo. Sul portone c’è una scacchiera. Preme due tasti, come se spostasse un immaginario pedone due caselle avanti. E’ un’apertura di donna.

Senza alcun rumore, di nuovo, un meccanismo invisibile fa aprire il portone.

Un mare di luce avvolge Alessandro e una folata di aria fresca lo investe.

Un enorme spazio pieno di alberi con al centro un laghetto pieno di ninfee.

Sul soffitto a metri di altezza, sette lucernari lasciano entrare la luce dall’esterno. Forse c’è un tipo di specchio ad aumentare la forza della luce perché sia pur chiusi da qualche parte nel sottosuolo, la luce sembra quella di un tiepido sole di maggio.

“Sandro ti stavo aspettando!” una voce lo desta per un attimo.

Alessandro si volta verso il grande prato dietro all’Acero canadese dalle belle foglie rosse.

Vede un vecchio dai capelli bianchi molto lunghi.

“Jean Pierre mi hai fatto cagare addosso..”

“Scusa, sono venuto in Serra di Sotto perché volevo vedere come vanno le nuove piante di pomodoro..”

“E come vanno, bambino mio?

“Bene, anche quest’anno faremo una grande passata..così Agostino sarà contento..”

Jean Pierre lancia un pomodoro cuore di bue ad Alessandro.

“Pomodori a Gennaio..non mi abituerò mai a questo prodigio” Alessandro da un morso al pomodoro e una goccia di liquido e qualche seme gli cola dal labbro. Mette su un’espressione compiaciuta.

“eh già, qualche vantaggio dobbiamo pur averlo con tutto quello che la sorte ci ha tirato in testa”.

“E poi chi mangia sano campa cent’anni” Alessandro sorride.

“Anche di più direi..” Jean Pierre s’incupisce poi aggiunge “peccato non averlo scoperto da subito…”

“hai saputo del nuovo arrivato?” dice Alessandro

“Sì, ho visto Ago portarlo nel canile..”

“E’ vivo quindi?”

“Sembra di sì, Billi dice che se la caverà”

“Strano modo di arrivare a Corniglia”

“Chissà se ci voleva venire..secondo me è cascato da qualche nave e gli è andata bene che la corrente lo abbia scaricato giù alla Marina..”

“Sì hai ragione, forse hai ragione..”

“Ti fai un bagno?” Jean Pierre sorride.

“No, grazie devo andare da Billi..Matteo mi ha dato la sua scorta..”

“Allora, ecco cosa volevo dirti che mi è passato di mente.. senti devi farmi un piacere..”

“Sì certo, cosa?” Alessandro si mette il pacco d Maria sottobraccio e si predispone all’ascolto.

“C’è un nuovo gruppo che ho ascoltato alla radio..e mi chiedevo se riesci a tirarlo giù da internet…”

“Si..Va bene, come si chiamano?”

“Dinosaur Jr…”

“Ok. Ti scarico tutta la discografia” risponde Alessandro

“Grazie! Ti metto da parte dei fiori di zucca, domattina.”

“Dalli ad Agostino che ce li fa fritti con le acciughe..adesso mi stendo un attimo lì sul prato..non ho dormito granchè e preferisco starmene un po’ lontano dal mondo, abbiamo visite”

“Chi c’è? Il Maresciallo?” chiede Jean Pierre.

Alessandro annuisce.

Jean Pierre ride, scuotendo la testa e la sua enorme massa di capelli bianchi. Vorrebbe aggiungere con voce solenne “la legge terrena è ben poca cosa rispetto a tutto quello che c’è qui” ma la voce non gli esce per pigrizia. L’osserva sdraiarsi sul prato.

Quando Alessandro riapre gli occhi gli sembra passato poco tempo.

Si alza e non vedendo nessuno, dopo essersi stirato e levato di dosso qualche ciuffo d’erba prende il sentiero che costeggia il lago sino alla cascata: un enorme getto di acqua che esce da una fessura in alto sulla parete rocciosa. I leggeri fumi che si alzano tradiscono la temperatura calda dell’acqua. D’istinto allunga una mano e il piacere di quella tiepida umidità lo rapisce per un attimo. Tiepida al punto giusto non calda.

Il rumore di schizzi lo fa voltare e così vede Jean Pierre completamente nudo, a parte una serie di enormi tatuaggi dai colori sbiaditi, tuffarsi e sparire nell’acqua profonda del lago tiepido.

Dietro alla grande cascata un minuscolo passaggio gli consente di passare.

Sente un lieve fastidio alla testa. Sa che cos’è come tutti gli altri del resto.

Affretta il passo verso la medicina.

Dietro la cascata, nascosto da questo schermo rumoroso fatto d’acqua vede un lungo corridoio in salita.

Più di 50 metri dopo, aziona una leva e una lastra pesante di cemento si muove con la leggerezza di una ballerina alla Scala.

Ci fosse qualche ritardatario in questo luogo dai pensieri in solitudine, di sicuro rischierebbe un infarto, vedendo un giovane dalle gambe lunghe aprire il sarcofago in marmo di Carrara in cui dovrebbe riposare celato il Cavaliere della Croce di Malta Tommaso Servidei Truffello.

E invece Alessandro, richiuso il sarcofago e aperta la porta della Cappella, esce dal cimitero e si avvia verso il Canile, una costruzione disadorna e sghemba in cui sovente venivano, una volta, ricoverati i cani da caccia, poco fuori il centro abitato.

Nel cielo la luna ha preso possesso dei suoi appartamenti.

Giusto un secondo di titubanza per scorgere, grazie alla luce tenua che filtra dalle nuvole scure, la tempesta rendere bianco il mare e farsi venire in mente per un secondo quella poesia che fa “o aperti ai venti e all’onde liguri cimiteri”.

Non c’è traccia di Carabinieri in giro.

Un pensiero di colpo lo tormenta: il nuovo arrivato sarà uno dei nostri?

Poi Alessandro, tirandosi su il bavero per coprirsi dal vento freddo, scende la ripida scalinata che dal cimitero porta verso il paese come un corpo in balia della gravità.

1 commento:

Marcantognini Fabio ha detto...

ormai sono un tuo adepto!
continua con i tuoi racconti visionari ti prego mi stai slavando da un feroce agosto di lavoro....

p.s. hai incominciato a drogarti di acciughe?