Tutto quello che volevamo era non pensare al lunedì mattina ed alla crisi in medio oriente....
mercoledì, dicembre 15, 2010
Aforismi di Rodrigo Buchago
(R. Buchago - Aforismi 2010)
Sati Revolution. Se fosse vero?
“..e così gli ho detto sarà per un altra volta”.
4 persone davanti alla macchina del caffè ridono. “Che ore sono? Già le 10? Cazzo devo finire quel lavoro per Smith altrimenti mi spacca le palle sinché non l’ho fatto.”
Ridono di nuovo.
“Sì ridete ridete perché voi non avete un cazzo da fare eh?!” Ridono di nuovo poi uno fa “Sì, magari, devo finire anch’io una roba per le 11, meno male che è venerdì” “Eh già è venerdì” dice un altro. Tutti si girano verso l’unico che non ha ancora parlato e uno di questi gli fa “e tu, non hai niente da fare?”. Il tipo al centro dell’attenzione sorride. Ha uno sguardo attento, ma allo stesso tempo sereno e per certi versi allegro, se così si può dire. “Sì certo. Anch’io ho qualcosa da fare”.
“Bravo, pure le bugie dici adesso, se hai qualcosa da fare perché non ti vediamo ansioso come dovresti essere?”. “Sì, perché non hai fretta di finire eh?”. I tizi lo fissano alla ricerca di un segnale di ravvedimento, ma niente, il tipo ribatte con estrema calma “Perché tanto finito questo ci sarà un’altra cosa da portare a termine”. “Te la prendi comoda eh? Si vede che il tuo capo non rompe come il mio..” Il tipo risponde “No, non me la prendo comoda, ci metto il giusto tempo che ci devo mettere?” e sorride con un’espressione serena.
“Niente, con te sono un paio di mesi che non si riesce a scalfirti, eh?”
“Si hai ragione” dicono gli altri
Il tipo continua a osservarli con un’espressione serena.
“Hai perso l’occasione di fare carriera ma non mi sembri turbato molto, eh?”
Il tipo continua a osservarli con un’espressione serena.
“Ti sarebbe bastato consegnare quella pratica una settimana prima e forse oggi saresti tu al posto di Peter..”
Il tipo continua a osservarli in maniera incuriosita.
“Quel Peter lì, così giovane e già così in carriera..”
Il branco ha bisogno di una vittima ogni tanto.
“Già è vero hai perso quell’occasione e adesso ti tocca obbedire a Peter..ti è simpatico Peter?”
Il tipo continua a osservarli in maniera incuriosita.
Il branco perde spesso il senso della misura.
“Già quel Peter che sta con la tua ex moglie eh?”
Il tipo continua a osservarli in maniera incuriosita, ma un sottile fremito sul labbro superiore inizia a mostrarsi, dapprima piano poi cresce sino a diventare parola. La sua parola è “Om Mani Beh Meh Hung, Om Mani Beh Meh Hung, Om Mani Beh Meh Hung, Om Mani Beh Meh Hung, Om Mani Beh Meh Hung, Om Mani Beh Meh Hung, Om Mani Beh Meh Hung..”
Il branco indietreggia, ha paura. La parola diventa cantilena. La cantilena diventa liturgia.
Uno fa “chiamate la sicurezza, è un altro di quelli là, fate presto”.
Scappano tutti. Il tipo resta davanti alla macchina del caffè.
Canta “Om Mani Beh Meh Hung” e la sua espressione è serena.
Quando la sicurezza gli scarica addosso tutti i watt del Taser smette solamente di cantare.
Loro sono fatti così, almeno così si dice nel mondo.
lunedì, dicembre 13, 2010
Ginobruzzè su Marte
Ginobruzzè ha letto su Cronaca Vera che nella prossima missione per Marte si scoperà e pure tanto e così si è deciso a diventare astronauta. La missione prevede infatti un equipaggio composto da 9 donne e un solo uomo: chiusi per due anni in una scatola di sardine a motore, prima o poi le settimane enigmistiche finiranno si dice ginobruzzè, è impossibile non scopà come ricci su ‘sto razzo.
Dopo aver acquistato in edicola “Astronauta per tutti” ginobruzzè si sente pronto per andare a CapeCanaveral e passare la selezione: perché a fare l’astronauta sì che si scopa per davvero.
Ginobruzzè compra la panca per farsi gli addominali di ferro e magic harry per tagliarsi i capelli che ha visto su mediaset trade, il classico acquisto di getto dato che ginobruzzè è completamente pelato.
Ginobruzzè parte per l’america in pullman.
Arrivati a Carmagnola ginobruzzè chiede alla sua vicina di posto se per caso si può scopà sul torpedone. La vicina è ucraina e non capisce l’italiano, quindi ginobruzzè esegue il gesto del clacson sillabando ad alta voce: sco-pà, scooo-paà. L’autista lo vede e così suona il clacson “po-po”, “po-po” coprendo la voce di ginobruzzè. La vicina ucraina non ha capito e fa il gesto internazionale del “cazzovuoi?”. Ginobruzzè allora esegue di nuovo il gesto del clacson sillabando ad alta voce: sco-pà, scooo-paà. L’autista lo vede e così suona il clacson “po-po”, “po-po”, coprendo la voce di ginobruzzè. La vicina ucraina continua a non capire e fa il gesto internazionale del “cazzovuoi?”. Ginobruzzè allora esegue ancora il gesto del clacson sillabando ad alta voce: sco-pà, scooo-paà. L’autista lo vede e così suona il clacson “po-po”, “po-po” coprendo la voce di ginobruzzè. La vicina ucraina continua a non capire e fa il gesto internazionale del “cazzovuoi?”. Questa cosa va avanti per circa due mesi, quando il pullman arriva a Sant’Antonio del Monte di CapeCanaveral, frazione di Capecanaveral, a meno di dieci minuti dalla fine del viaggio. Ginobruzzè fa all’autista, signor autista ma perché invece di guardarmi cortesemente non prova a guidare il pullman? L’autista si gira con un’espressione come per dire “ma guarda che persona antipatica che non sa stare a un bel gioco innocente”. Ginobruzzè allora esegue ancora il gesto del clacson sillabando ad alta voce: sco-pà, scooo-paà. La vicina ucraina finalmente capisce e risponde, ma non potevi dirmelo prima, lo avrei fatto volentieri anche per passare il tempo, ma ormai siamo arrivati, scendo alla prossima.
Ginobruzzè si mette a piangere ma poi si tira pensando che è stato solo un episodio sfortunato, come quella puntata dei Cesaroni in cui la figlia resta incinta del parcheggiatore abusivo albanese.
Arrivati a CapeCanaveral di Sotto frazione di Capecanaveral, ginobruzzè, l’ultimo rimasto a bordo, scende. L’autista, dopo aver suonato il clacson “poo-poh”, gli fa: “per arrivare a capecanaveral devi fartela a piedi lungo questa strada, quando vedi un autogrill fermati e chiedi. Occhei, grazie fa ginobruzzè aggiungendo il gesto del saluto militare. L’autista fa un cenno come per dire ma questo è matto con la testa, suona ancora il clacson “poo-poh”, chiude la porta e si rimette in viaggio verso Porta Susa.
Ginobruzzè arriva alla Nasa e suona al citofono. Una voce chiede “Chi zei tezorro?”. Ginobruzzè risponde “Sono ginobruzzè”. Si aprono i cancelli e Ginobruzzè fa i suoi primi passi nel sancta sanctorum della fantascienza mondiale ed è emozionato come quella volta che ha trovato un grattaevinci per terra fuori dal carrefour express di corso Moncalieri. “Brava Nasa certo che sei proprio grande Nasa” dice ginobruzzè poi una voce da un altoparlante gli fa “Ginobruzzè cheffai?!”. Ginobruzzè si blocca per un attimo guardandosi in giro senza scorgere nessuno. Per un attimo ha la sensazione di aver già sentito anche questa voce. “Ginobruzzè mettiti le pattine sai, che abbiamo appena passato la cera in Nasa!”.
Due ore dopo Ginobruzzè è già vestito come un omino michelin con scritto sulle spalle Ginobruzzè. “Che fortuna Ginobruzzè” e “ma che bravo ginobruzzè” pensa ginobruzzè tra una centrifuga e l’altra e dopo un giorno di prove, passato quasi del tutto a imparare come si fa a andare al gabinetto spaziale, arriva il gran giorno della partenza.
Ginobruzzè viene sigillato nel razzo assieme alle 9 donne prescelte. Il razzo parte e Ginobruzzè chiede alle 9 donne se si può scopà. Nessuna di loro risponde se non con il gesto del medio. Ginobruzzè si accorge subito che sono delle donne strane perché vengono tutte da San Francisco, hanno i capelli rasati a spazzola e soprattutto tutte quante usano uno strano attrezzo a forma di manganello che quando vibra fa il rumore come di un rasoio che gode. Una roba tipo zzzzz-ahhh-siiii.
Le 9 donne combuttano contro ginobruzzè e lo obbligano a fare tutte le cose più pericolose tipo buttare fuori la spazzatura, stirare le tute spaziali, cambiare il rotolo della carta igienica e cucinare le pillole multivitaminiche. Un giorno Ginobruzzè si stufa e chiama terra. Nella grande stanza delle operazioni appare sui 3 maxischermi la testa pelata di Ginobruzzè.
“Ginobruzzè ci sono le televisioni di 300 nazioni collegate cosa vuoi dire?”
Ginobruzzè si schiarisce la voce e poi fa “no, niente è che Houston, qui c’abbiamo un problema”
“Che problema c’è Ginobruzzè?”
“Niente è che qui non si riesce proprio a scopà” appena terminate queste parole le 9 donne prendono Ginobruzzè e al grido di “maschio depresso masturbati nel cesso” lo gonfiano di mazzate con il braccio meccanico e le parabole satellitari per le comunicazioni.
Al bar Ginobruzzè tra un fernet branca e una sambuca racconta agli amici di come Marte non gli sia piaciuta per niente e che l’anno prossimo andrà di sicuro in campeggio.
Perché li si scopa, si scopa per davvero.
Regole per un buon the.
""Se proviamo a cercare "tè" nel primo libro di cucina che capita, probabilmente non troveremmo nulla; o al massimo poche righe che diranno ben poco sulle regole essenziali.E' strano, non solo perchè il tè é uno dei maggiori segni di civilizzazione in Inghilterra come in Irlanda, Australia e Nuova Zelanda, ma perché il modo migliore per fare il tè é oggetto di violente dispute.Quando seguo la mia ricetta per una perfetta tazza di tè, non trovo meno di undici punti fondamentali.Forse su due di questi saranno tutti concordi, ma almeno quattro sono piuttosto controversi.Ecco le mie undici regole d'oro:
1. Prima di tutto bisogna usare tè indiano o di Ceylon. Le virtù del tè cinese sono sicuramente apprezzabili oggi - è economico, si può bere senza latte - ma non sono molto stimolanti. Per esempio, non permettono di sentirsi più saggio, più coraggioso o più ottimista dopo averlo bevuto. Chiunque utilizzi la rassicurante espressione "una buona tazza di tè", necessariamente si riferisce al tè indiano.
2. In secondo luogo, il tè deve essere preparato in piccole quantità, ossia in una teiera. Preparato in un vaso è generalmente senza gusto mentre in un calderone assume un sapore di grasso e risulta biancastro. La teiera deve essere di porcellana o terracotta. Le teiere d'argento producono un tè di qualità inferiore e peggio ancora quelle smaltate; sebbene stranamente, una teiera di peltro (oggigiorno una rarità) non è affatto male.
3. La teiera deve essere riscaldata in anticipo. Questo si può fare mettendola sul piano di cottura oppure facendogli scorrere sopra dell'acqua calda.
4. il tè deve essere forte. Per una teiera che contiene un quarto, se andremo a riempirla fino al bordo, ci vorranno circa sei cucchiaini di tè. Certo, in tempi di risparmio, non è che si può fare ogni giorno, ma sono convinto che una tazza di tè forte è meglio di venti deboli. Tutti i veri appassionati del tè, preferiscono il loro tè se forte, e ancor di più con il passare del tempo - un fatto risaputo circa la quantità extra per per le persone più anziane.
5. Il tè deve essere messo direttamente nella teiera. Niente filtri, sacchetti di mussola o altri mezzi per imprigionare il tè. In alcuni paesi, le teiere sono dotati di piccoli retini sotto il beccuccio, per bloccare i frammenti di foglie, che si suppone siano nocive. Di fatto però si possono ingerire una buona quantità di foglie di tè senza alcun effetto e se il tè non è sufficientemente libero nella teiera l'infusione non avviene correttamente.
6. La teiera deve essere portata al bollitore e non il contrario. Ossia, l'acqua dovrebbe essere in ebollizione al momento dell'impatto con il tè e questo significa che deve essere tenuta sul fuoco mentre si versa. Alcune persone aggiungono che bisognerebbe usare solo acqua che è appena giunta ad ebollizione, ma in questo non vi ho mai notato alcuna differenza.
7. Dopo aver fatto il tè, bisogna agitarlo, o meglio, agitare bene la teiera e successivamente lasciare che le foglie si depositano.
8. Bisogna bere il tè in una tazza per la colazione, ossia in una tazza cilindrica e non nel tipo piatto e poco profondo. Ne contiene di più, inoltre nel secondo tipo il tè si raffredda rapidamente, prima che uno abbia incominciato.
9. E' meglio eliminare la crema dal latte prima di utilizzarlo per il tè. Il latte troppo cremoso da al tè un sapore stucchevole.
10. Bisogna prima versare il tè nella tazza. Questo è uno dei punti maggiormente controversi: infatti in ogni famiglia britannica ci sono probabilmente almeno due scuole di pensiero su questo argomento: quelli di "prima-il-latte" possono avere valide argomentazioni, ma confermo che la mia posizione è senza risposta. Questo perchè mettendo prima il tè e agitando mentre si versa, si può regolare esattamente la quantità di latte, mentre è possibile mettere troppo latte se uno fa il contrario.
11. Infine, il tè deve essere bevuto senza zucchero - a meno che non si beva nello stile russo. So bene che sono in minoranza su questo. Tuttavia, come puoi essere un vero amante del tè se ne distruggi il sapore aggiungendovi lo zucchero? Sarebbe come metterci il sale o il pepe. Il tè deve essere amaro, così come la birra deve esserlo. Se si addolcisci, non stai più assaggiando il tè, ma semplicemente lo zucchero; potremmo allora realizzare un drink molto simile, sciogliendo lo zucchero in semplice acqua calda. Alcune persone diranno che non amano il tè per quello che è, ma lo bevono per riscaldarsi e svegliarsi e che lo zucchero serve per cambiargli il sapore. A queste persone senza buon senso direi: provate a bere il tè senza zucchero, ad esempio, per quindici giorni e sarà molto difficile tornare indietro, zuccherandolo di nuovo.
Queste non sono i soli temi controversi, in materia di tè, ma sono sufficienti per mostrare quanto sia diventato sofisticato questo mondo. C'è anche una misteriosa etichetta sociale intorno la teiera (per esempio, perchè è considerato volgare bere tè da una scodella?) e molto potrebbe essere scritto riguardo altri usi delle foglie di tè, come prevedere il futuro o l'arrivo di visite, cibo per i conigli, cura per le ferite e bruciature o spazzare il tappeto. E' utile prestare attenzioni a tutti questi dettagli, come riscaldare la teiera e usare acqua bollente, in modo da essere sicuri di riuscire ad ottenere una buona tazza di tè."
Inviato da iPod
domenica, dicembre 12, 2010
Universal Love Blues
sabato, dicembre 11, 2010
Guardare la tv con l'influenza.
Inviato da iPod
sabato, dicembre 04, 2010
Ginobruzzè e FrancescoMerola dei Motolow
Ginobruzzè si sveglia una mattina e decide che vuole diventare FrancescoMerola.
Sì proprio lui, FrancescoMerola il cantante dei Motolow, perché se sei FrancescoMerola scopi, scopi davvero.
Così Ginobruzzè inizia a seguire FrancescoMerola ovunque. FrancescoMerola va a lavorare e pure Ginobruzzè va a lavorare, FrancescoMerola va a comprare le cravatte fatte strane come quelle dei cantanti anni ’60 e pure Ginobruzzè va a comprare le cravatte fatte strane come quelle dei cantanti anni ’60, FrancescoMerola va a comprare la bamba e pure Ginobruzzè va a comprare la bamba, FrancescoMerola va a scopare e Ginobruzzè resta fuori. La portinaia dell’abitazione di FrancescoMerola blocca Ginobruzzè proprio nel momento di entrare. “Ginobruzzè! Che fai!” gli dice la portinaia guardandolo intensamente e puntandogli l’indice contro. Ginobruzzè pensa di aver già sentito questa voce. “Pussa via Ginobruzzè!” gli ordina la portinaia e Ginobruzzè esce dal portone piuttosto pensieroso e deluso e così per trovare conforto si compra un paio di gratta e vinci e si fa una partita a videopoker. Rientrando a casa Ginobruzzè pensa “eh no portinaia, così non si fa” oppure “Portinaia cattiva”. Ma il pensiero che più di tutti gli dà fastidio è quello di sapere che se fosse stato FrancescoMerola la portinaia lo avrebbe di sicuro fatto entrare e magari avrebbe anche scopato subito e per davvero.
Ginobruzzè si guarda allo specchio e si accorge che FrancescoMerola c’ha una cosa che lui non c’ha: i capelli. “Non me n’ero mai accorto!” esclama Ginobruzzè, “ora ho capito come si fa a scopà”, aggiunge. Esce a comprare una parrucca, perché coi capelli di FrancescoMerola si scopa, si scopa davvero. Alla fine di Corso Orbassano trova un chiosco che fa wurstel coi sottaceti e vende chinotti e birre. “C’hai una parrucca come i capelli di FrancescoMerola?” fa Ginobruzzè guardando il tipo del chiosco senza scendere dalla bici. Fa freddo e gli esce del fumo dalla crapa sudata. “Secondo te io vendo parrucche qui?” dice il chioscaro. Ginobruzzè lo osserva stupito, poi gli fa “No eh? Vabè fammi un panino col wuste e il peperone sottolio”. Il tipo gli fa il panino e poi dopo un paio di minuti gli dice “ma sta parrucca la vuoi oppure no?”. Ginobruzzè dice “certo che la voglio, dove ce l’hai?”.
“Dentro al furgone, se mi segui te la do subito” gli fa. Ginobruzzè pensa “questa si che è fortuna” e “che bravo questo chioscaro”.
Dentro al furgone il chioscaro si tira giù i pantaloni e le mutande. Ginobruzzè gli guarda quella cosa strana che gli penzola tra le gambe. Poi gli fa “ma perché tieni quel parrucchino sotto le mutande?” e il tipo gli fa “perché d’inverno fa freddo e così tengo le balle al caldo”. Ginobruzzè annuisce ammirato per questa conclusione logica.
Il parrucchino sembra proprio uguale ai capelli di FrancescoMerola pensa Ginobruzzè, che lascia un paio di 100 Euri al chioscaro. “Per il panino e il chinotto, il parrucchino è gratis perché mi sei simpatico” gli fa il tipo. “Sei proprio una brava persona devo proprio dirtelo!” gli fa Ginobruzzè. Così si infila subito il parrucchino e mulinando sulla bicicletta si dirige come una furia a Trofarello dove i Motolow suonano alla decima fiera del “fagiolo borlotto con le cotiche di Trofarello”.
Arrivato sul luogo del concerto con il parrucchino in testa un paio di ragazze lo scambiano subito per FrancescoMerola e gli chiedono esplicitamente di scopare con lui contemporaneamente. Ginobruzzè si commuove e proprio sul momento di potersi appartare con le ragazze e poter coronare il sogno di un paio di vite (comprese le precedenti reincarnazioni come tabaccaio e tassista) il bassista dei Motolow lo prende per un braccio e lo porta sul palco, dove gli altri della band stanno già facendo casino con i loro strumenti elettrici. “FrancescoMerola ti sei dimenticato che dobbiamo suonare?” gli fa. Ginobruzzè preso dal panico gli dice “io sono Ginobruzzè!”. Ma il suono è già troppo forte e la folla esplode in un applauso alla vista del frontmen che sale sul palco. “Sono Ginobruzzè! Sono Ginobruzzè” ripete, ma il bassista non capisce e gli fa “il geghegè lo suoniamo alla fine, adesso non rompere e vai al microfono”. Ginobruzzè va al microfono e davanti alla folla in attesa dice “Sono Ginobruzzè” e la folla gli urla “Sono Ginobruzzè”. “Non avete capito io sono Ginobruzzè” e la folla “Non avete capito io sono Ginobruzzè”.
La band inizia a improvvisare una jam session, mentre Ginobruzzè continuna a ripetere “non avete capito sono io Ginobruzzè” oppure “folla che sei venuta al concerto così non si fa”. Il pezzo finisce e la folla acclama il finto FrancescoMerola. Una decina di ragazze imbizzarite e in evidente calore salgono sul palco e circondano Ginobruzzè. In pochi secondi lo denudano e inavvertitamente gli fanno cadere il parrucchino. Alla visione di Ginobruzzè pelato la folla lascia il concerto sdegnata. Ginobruzzè viene picchiato e sodomizzato dai componenti del gruppo.
Il giorno dopo al bar Ginobruzzè con il volto tumefatto, sorseggiando il suo fernet branca in piedi, racconta a un paio di vecchi di aver cantato al concerto dei Motolow di Trofarello, ma nessuno gli crede e gli fanno vedere il giornale, l’Eco del Chisone che titola “Fine di un mito a Trofarello: FrancescoMerola c’ha il parrucchino che puzza di balle sudate”.
lunedì, novembre 29, 2010
Sati Revolution (quel che sarà sarà)
Piccoli cerchi concentrici.
Sulla superficie iridescente, il piscio del cane libera piccoli cerchi concentrici che danzano sulla pozzanghera, distorcendo il riflesso di alcuni alberi e del cane che sta pisciando.
A Varanasi i cani hanno forse l’anima salva, come la gente che scende nel Gange.
Non rinasceranno più e questa è davvero una bella notizia. Vicino a un piccolo giardino, sotto una palma, il cane annusa un cartone in cui un tempo doveva esserci un qualche tipo di elettrodomestico.
Il cane come estasiato dal suo contenuto, inizia a farsi strada con la bocca e con le zampe verso il suo interno. Vuole il contenuto, ma di colpo si blocca: piccola bambola dai capelli biondi sarai ancora viva?
Non dà segni di vita.
Un tizio in cerca di rottami e buone cose vecchie, ma ancora utili, osserva la scena e si avvicina interessato. Il cane ringhia, il tizio muove in aria una mano mandandolo via.
Per adesso la violenza non serve.
Il tizio scruta il raccolto della sua giornata e per un po’ resta a pensare. Con un certo fastidio scarica il rotolo di fili di rame, poi raccoglie la scatola di cartone con il suo contenuto vitale e lo mette sul carretto: un misto tra una bici e un triciclo per grandi, con un porta oggetti sul davanti già colmo di pezzi di latta e la carcassa di un vecchio televisore.
Si mette in marcia per finire il suo consueto itinerario di raccolta. Se troverà qualcosa di prezioso deciderà se far fare al suo passeggero, la fine del rotolo di fili di rame.
La sera, arrivato a casa, una baracca messa in piedi con diversi raccolti di materiali vari, una donna e diversi bambini gli si fanno incontro con occhi di speranza e paura. Il tizio non gli dà attenzione. Dice alla donna di portare dentro il bambino con tutta la scatola di cartone. Se non è morto, da domani a qualcosa servirà.
Un bambino biondo a Varanasi è più o meno come vedere Gesù andare a comprare al mercato facendosi largo con la sua bella croce in legno scuro. Ma da quando sono comparsi Loro tra la folla di molti posti, il mondo non è più lo stesso. E questo lo si è capito già da un po’.
venerdì, novembre 26, 2010
10 Motivi che rendono sempre più difficile votare a sinistra
- Mario Tozzi
- la faccia di Salvatores ed i suoi vestiti
- le maniche arrotolate di Bersani
- la faccia di Gadddlevnev
- Gli Inti Illimani
- Bassolino e Iervolino nelle liste elettorali (perché ci saranno)
- La CGIL e i dirigenti del PD
- D’Alema, la Repubblica, Rai tre e la moglie di Moratti
- La Dandini e la Guzzanti (Draquila a parte, forse)
- Il possibile ritorno di Pecoraro Scanio e Bertinotti
martedì, novembre 23, 2010
Quando arrivi chiama che ti veniamo a prendere..
Alla stazione di Porta Nuova un cartello avvisa dell'arrivo di Gesù.
sabato, novembre 20, 2010
ginobruzzè un uomo un perché
Ginobruzzè ha visto eyes wide shut e ha deciso di entrare nella massoneria. Perché nella massoneria si scopa. Tutte quelle donne nude e quegli uomini incappucciati che si danno da fare gli hanno fatto maturare questa decisione e così ha iniziato a far domande in giro sulla massoneria.
Lo ha chiesto pure al suo vicino di casa, un tipo importante che pulisce i cessi alla stazione, ma niente, nemmeno lui ha saputo dargli un indizio.
Ginobruzzè vuole entrare nella massoneria perché nella massoneria sì, che si scopa davvero. E non si darà pace sinché non lo avrà fatto.
Lo ha detto pure a sua moglie che nella massoneria si scopa davvero, ma la moglie lo ha mandato a comprare la cera per i pavimenti, che in casa si sta solo con le pattine e le scarpe fuori.
Per fortuna un giorno, leggendo un articolo nell'inserto culturale di "Chi", trova quel che cercava. Più o meno a metà di un articolo sui nuovi luoghi frequentati da gente che conta (calciatori, politici e giornalisti televisivi) viene pubblicizzata la "loggia del piacere", punto d'incontro per amanti delle cose zozze fatte coi cappucci in testa ma tutti ignudi però.
C'è pure l'indirizzo, così Ginobruzzè monta in sella alla sua bici e si precipita alla "loggia del piacere". In un bel palazzo del 1990 vicino al Bingo di Grugliasco citofona "Loggia del piacere" e subito una voce con forte accento brasiliano gli chiede "chi zei tesoro?".
Ginobruzzè dice che la cosa non era poi la massoneria. Il tipo poi sembrava una donna ma in realtà sotto sotto c'aveva il matterello. Comunque non saranno nè i primi nè gli ultimi 50 euri che butta via.
Una vera inculata che forse prima o poi ci ritorna.
Ma quando vai in giro a far domande sulla massoneria capita che poi è la massoneria a trovarti. E così un giorno ginobruzzè ricevette un sms: "sono la massoneria vieni in Corso Selaschetti 12".
"Brava massoneria è così che si fa" dice ginobruzzè. Monta sulla bicicletta e si dirige verso l'indirizzo indicato. A ogni semaforo pensa "brava massoneria" oppure "proprio brava sta massoneria".
Suona il campanello dorato con scritto Massoneria ed entra.
Sono già quasi tutti nudi e con il cappuccio in testa che si danno da fare. Qualcuno ha tenuto i calzini. Ginobruzzè pensa anche lui di tenerseli è una questione di riguardo, pensa, non si sta ignudi in casa altrui. E così si spoglia lasciando solo i calzettoni di spugna e si dirige verso una tettona seduta a guardare due che si mescolano con un calice di sciambagn in mano, quando un uomo completamente vestito e con il cappuccio gli si para davanti e gli fa "ginobruzzè che fai!" puntandogli l’indice contro.
"Ma io ecco, io sarei venuto qui per scopare!"
L'uomo incappucciato si porta la mano sul cappuccio dove più o meno ha il mento, con fare pensieroso poi fa "eh no ginobruzzè, non è così che si fa, questa cosa è riservata a chi ha passato un certo periodo di apprendistato".
Ginobruzzè annuisce poi risponde "vabe', ho fatto il morbillo che sarà mai sto apprendistato" e così lo mandano a comprare gli spaghetti perché dopo la scopata ti viene fame e cosa vuoi stare con la voglia? Poi lo mandano a comprare le sigarette perché dopo aver scopato ti vorrai pur fare una bella fumata? Poi lo mandano a pagare le bollette perché sennò coi pensieri mica ti si alza. Poi lo mandano a prendere gli animali per gli amanti degli animali.
“Certo Massoneria che sei proprio pretenziosa” dice ginobruzzè tornato dall’ennesima corvè. Ma finalmente, un giorno lo fanno entrare nella massoneria, anzi tutta la massoneria gli entra nel culo, uno alla volta. Eccheselosapevo prima mica ci entravo nella massoneria, ma adesso me ne sono andato dice ginobruzzè. La cosa non faceva per lui eppoi manco la tunica bianca gli avevano dato, quella col cappuccio dorato. Per lui un accappatoio con scritto “ginobruzzè” dietro e un bel buco nelle parti basse. La prima volta che lo ha indossato si è sbagliato perché da come se l’era messo c’aveva la scritta sul petto e aveva infilato il pisello nel buco.
“Eh No ginobruzzè, che fai!” gli aveva detto un adepto puntandogli l’indice contro “la scritta va dietro, ginobruzzè!”. E il buco andava dietro.
Adesso ginobruzzè beve un fernet con la cannuccia al bar e dice che secondo lui più che nella massoneria sono stato nella cassoneria.
mercoledì, novembre 17, 2010
Sati Revolution
(Stefano, si comincia, guarda qui.)
L’acciaio è lucido.
Ha una sua luce precisa e autonoma rispetto al bagliore che viene dalla piccola finestra. Sono le 6 e 27 e il tizio guarda quella cosa bizzarra come fosse l’Arcangelo Gabriele.
Lastre di metallo levigato con precisione estrema, maniacalmente assemblate assieme a tubi dalle geometrie isometriche. C’è uno strano contrasto tra simmetria e caos in tutto quello che il tizio vede di fronte a sé. Come se una calamita intelligente avesse attratto pezzi di metallo prodotti da un fabbricatore di spade con l’hobby dell’orologeria di precisione verso un punto della stanza, il grande insieme conteneva già un primo mistero: come aveva fatto, così grande a entrare nel seminterrato?
“Spegni quel faro, Cristo, mi vuoi cuocere le cornee?”
Il tizio è ancora in piedi a cercare il buco nella rete di questa realtà bizzarra. Il buio rivela una nuova cosa: la cosa emana uno strano bagliore, un riverbero alogeno.
“Cristo Santo! Sembra la morte nera” dice il ragazzo dietro al tizio, dopo aver spento il faretto sul treppiede.
“E’ una di quelle bombe secondo te?”
“Non lo so” risponde il tizio al ragazzo e poi aggiunge “devo pensarci su, ma tu nel frattempo continua con le tue analisi ben lontano da questa cosa.
Il tizio si leva i pantaloni e la giacca, poi la camicia. Resta in mutande e una maglietta con il logo di una marca di sigarette. Si mette seduto con le gambe incrociate. Dice al ragazzo “adesso vai fuori e non fare entrare nessuno, sappi che chi entra dopo di te potrebbe fare una bruttissima fine. Capito?”.
Il ragazzo annuisce e se ne esce dal seminterrato come avesse dimenticato il latte sul gas.
Il tizio recita ad alta voce “sto percorrendo il sentiero che è stato percorso dal Buddha e dai suo grandi e santi discepoli. Una persona indolente non può seguire il cammino. Possa la mia forza prevalere e possa avere successo in questo mio cammino”.
Una luce rossa inizia a lampeggiare da qualche parte in mezzo all’esoscheletro della cosa davanti a lui. Sul suo volto compare un sorriso molto simile a quello di molte statue in oriente. Dopo circa 30 minuti di silenzio, il tizio apre gli occhi e si mette in piedi.
Apre un pacchetto di Lucky strike morbide con un movimento di incredibile armonia. La sua prima sigaretta della mattina merita lo stesso trattamento delle offerte rituali alla divinità Shiva.
venerdì, novembre 12, 2010
Sic transit Gloria Guida
Inviato da iPod
giovedì, novembre 11, 2010
Ora, adesso.
Inviato da iPod
martedì, novembre 09, 2010
Diamo il via alla terza repubblica
sabato, novembre 06, 2010
L'alcool è ...
Inviato da iPod
martedì, ottobre 26, 2010
Perché per morire bisogna essere allenati.
Dedicato a mio fratello che ha iniziato a scrivere racconti.
"..amaro. Anch'io bevo il caffè amaro. Sai la glicemia".
Mi guarda e io annuisco. Non è quello che voglio fare, ma lo faccio lo stesso.
La pancia, con il pigiama che si è stretto, sembra ancor più gonfia se possibile.
"Ma sento dei bruciori allo stomaco che non mi piacciono per niente. Prendo gli antiacidi, ma non fanno niente. Deve esserci un ulcera. A Ceparana una domenica che ero solo mi è venuto un dolore al petto che saliva fino in gola, ho pensato ecco l'infarto."
Sorseggio il tè, cercando di restargli addosso con lo sguardo. Non annuisco più in maniera meccanica. Penso a cosa devo fare al lavoro domani. Poi ritorno su di lui con lo sguardo.
"A forza di bruciare rischi che ti venga un tumore..". Allargo l'espressione degli occhi, alzando le spalle. "..Ti dico che è così, ti viene un tumore a forza di bruciare. La Nadia mi ha detto fatti una gastroscopia. Quando torno me la faccio, è l'unico modo per vedere..ho qualcosa. Ci deve essere qualcosa lì."
Guardo la sua barba tagliata in maniera bizzarra per un quasi 70enne. Non vorrei più essere lì in quel momento.
"..Tonino ha iniziato a sboccare sangue a Londra, lo hanno aperto e poi richiuso, gli han detto che non aveva niente. Niente un cazzo, in Italia lo han visitato e gli han levato lo stomaco..ma doveva avergli preso il fegato. Senza stomaco vivi, ma senza fegato no".
Mi chiedo perché sta dicendo queste cose. Alle sue spalle fisso il calendario della Conad con un cesto di frutta.
"..pesava 110 kili poi in un anno se ne andato. Ha pure sofferto perché la morfina non gli faceva tanto effetto..l'ultimo mese lo hanno rimandato in ospedale perché a casa non potevano seguirlo.."
Mi guarda come se dovessi fare qualcosa. Mi chiedo perché sta dicendo queste cose sgradevoli.
"..l'ultima volta che l'ho visto mi ha parlato dei suoi genitori che sono morti giovani e poi mi ha detto adesso tocca a noi.."
Mi guarda. Io fisso la sua faccia ma non lo sto guardando.
"..aveva una paura folle del cimitero è per questo che si è fatto cremare e poi si è fatto buttare le sue ceneri in mare..lo voglio fare anch'io..anche tua mamma ha detto che vuole fare così. Paghi 400 Euro per il forno e 700 per una bara di quelle aperte e da poco. Tanto la bruciano. Ci vogliono 3 ore per bruciare tutto, a Livorno ci impiegano meno.."
Torno ad annuire, l'ultima parte del suo discorso deve aver richiamato la mia attenzione, ma non so perché. Gli faccio "ti racconto una barzelletta..un cacciatore vede un piccolo orso nel bosco e così prende la mira e lo ammazza. Di colpo si sente toccare sulla spalla, si gira e vede un orso di medie dimensioni che gli fa senti adesso scegli ho ti sbrano o ti fai inculare. Il cacciatore sceglie la seconda e si mette a pecorina. L'orso lo incula e il cacciatore torna malandato a casa dove passa un mese a curarsi poi decide di vendicarsi. Così torna nel bosco e trova l'orso di prima e lo ammazza. Si sente toccare alle spalle e vede un grizzlie che gli fa adesso o ti sbrano o ti fai inculare" Faccio il gesto del clacson.
"..il cacciatore si fa inculare anche dal Grizzlie. Torna a casa sbrindellato e passa 6 mesi a letto per riprendersi poi decide di vendicarsi e torna nel bosco. Vede il grizzlie e lo ammazza." Mio padre fa "sente toc toc alle spalle.." e io ".sente toccarsi sulla spalla e vede un enorme orso polare che gli fa ma dimmi la verità, tu non vieni qui per cacciare, eh?!"
Lo vedo ridere e io sento di dover andare a pisciare.
sabato, ottobre 23, 2010
"Bere troppo fa male. Bevi alcool."
R. Buchago, Aforismi 2010.
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giovedì, ottobre 21, 2010
Le 10 migliori risposte alla domanda "Dio c'è?"
8. No, sono rimaste solo le Ceres
7. Adesso glielo chiedo.
8. E’ a pescare con Pietro.
7. Sì, ma adesso è in una piccola riunione.
6. Perché, chi lo cerca?
5. Ormai fa poche apparizioni.
4 Ma vada via drogato
3. No, è solo un’invenzione di Babbo Natale
2. Dio? Conosce anche il cognome?
1. Dovrebbe risorgere a momenti.
0. Preferisce il modello con la barba o quello vendicativo?
Il pensiero è un chiodo nel cielo a cui è appeso il mondo.
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martedì, ottobre 12, 2010
domenica, ottobre 03, 2010
Recensione di Selaschetti: tutti in piedi!
The Black Angels – Phosphene Dream (Blue Horizon, 2010)
Questo non è un album ma un viaggio iniziatico. Quindi preparate il vostro zaino e stipatelo di libri di Hesse, Castaneda e Aldous Huxley (On the Road di Kerouac lasciatelo pure a casa che pesa e fa schifo [ma no!!! Infedele blasfemo!!! n.d.Andrea]) perché la vostra anima è pronta per andarsene in giro per un po’. Almeno per i 40 minuti di Phosphene Dream, la terza fatica di questi Black Angels, texani di Austin. (Continua su BMM)
venerdì, ottobre 01, 2010
Indice di gradimento
"Piccoli gesti, a volte, ti arrivano dentro e ti aprono tutto un mondo"
da "I dialoghi di R. Buchago con il suo Proctologo" - Ed. Feltrineli, 2010.
giovedì, settembre 30, 2010
Ricorda!
(R. Buchago Aforismi 2010)
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venerdì, settembre 24, 2010
Kukkula Kukkula Zio ga!
L'alcool non è..
"L'alcool non è la..cioè è quello che..no, da capo. L'alcool non è...non è...non è..Scusate."
(R.Buchago - Aforismi 2010)
martedì, settembre 21, 2010
L'alcool non è la risposta giusta
L'alcool non ti farà arrivare da nessuna parte
giovedì, settembre 16, 2010
Abbraccio mio figlio più forte che posso
Ma il tempo mi scivola lo stesso
via dalle mani.
R. Buchago 2010
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venerdì, settembre 10, 2010
Venerdì, stanchi venerdì al lavoro, mai più!
Il sociologo americano Guy Deborder (nella foto), amico del grande performer Grande Bulacky, consiglia di sperimentare delle "iniziative libere" soprattutto il venerdì pomeriggio presso il proprio posto di lavoro. Questo per consentire una generale rinascita dello spirito sociale che dovrebbe tornare a ruggire nel corpo e nell'anima della gente dei nostri tempi. Tra gli esempi che cita vi è l'iniziativa libera definita "Natale con i tuoi, Week end con chi puoi".
mercoledì, giugno 23, 2010
Invenzioni che sconvolgeranno il mondo..
STRATAGEMMA CURIOSO
Scrivi parolacce? Il computer
ti « punisce» col cattivo odore
Un dispositivo collegabile al Pc emette una puzza nauseabonda quando si utilizzano espressioni volgari.
giovedì, giugno 17, 2010
Pene dell'Inferno!
Ah, ci fossero ancora dei sani situazionisti in giro, avrebbero senz'altro applaudito a questa straordinaria performance: dipingere un pene alto 67 metri proprio di fronte alla sede del Servizio Segreto russo a San Pietroburgo. Una roba che, per fare un confronto con l'Italia, sarebbe un po' come far entrare una vagonata di mignotte a Palazzo Chigi o addirittura, esagerando con la fantasia, direttamente nella residenza privata del Premier, Palazzo Grazioli.
venerdì, giugno 11, 2010
Protagonista anche tu.
giovedì, giugno 10, 2010
CoccoMan è il sogno "ammerigano"!
mercoledì, giugno 09, 2010
Fai del bene e scordatene, fai del male e ricordatene
Il mondo è forse uno dei posti più strani in cui vivere.
Guardate queste due foto e ditemi di chi sono.
domenica, giugno 06, 2010
Il Principe del Golao si è finalmente sposato
Centromediano metodista.
pressing asfissiante
sulla grigliata mista
La squadra sul campo sgambetta.
Con un rutto risolvi una mischia
Nonostante quella strana pesantezza.
Avrò forse esagerato con la porchetta?
Passano gli anni e la terza categoria
domeniche in panchina e sabato osteria
Perdi Buoni pasto per scommessa
nei Tornei di calcetto
Rilanciando a ogni sconfitta
E Sempre quella strana incertezza
Avrò forse esagerato con il capretto?
Vola grande Biancato
Buriani del Monferrato
Jerry Mandrogno Calà
La folla ti osannerà
Se d'un fiato finisci il versato
Un fiasco di barbera chinato
Veloce qui sì più di Falcao
Perché sei il principe del golao.
Il principe del Golao
Il principe del Golao
E se la manovra non trova sbocchi
Libidine, doppia libidine
Libidine coi fiocchi
addii al celibato da celebrare
e piante ornamentali tossiche da mangiare
E Sempre quella strana incertezza
Avrò forse esagerato con gli gnocchi?
Oh com'è difficile giocare
Quando i kili di lasagna
Non ti lasciano sprintare
La tua squadra non pareggia
E a te scappa una scorreggia
Vola grande Biancato
Buriani del Monferrato
Jerry Mandrogno Calà
La folla ti osannerà
Se d'un fiato finisci il versato
Un fiasco di barbera chinato
Veloce qui sì più di Falcao
Perché sei il principe del golao.
Guardi quel fiasco mentre fuori piove
Vai principe adesso tocca solo a te..
giovedì, maggio 20, 2010
Il grande buchago è tornato.
mercoledì, maggio 19, 2010
Cambiare l'Italia si può: se puzza vuol dire che ha il pannolone pieno.
Cambiare l'Italia si può: la garanzia non è ancora scaduta!
Ecco la prima proposta della nuova rubrica "Cambiare l'Italia". E' tempo finalmente di dare voce al Popolo italiano (se non impegnato a vedere l'ultima puntata dell'Isola dei famosi o a leggere le istruzioni dell'ultimo telefonino acquistato).